Avvertenza: questo non è un pezzo che sdogana i vegani su Dissapore.
O meglio, non i vegani nel senso delle persone che rifiutano di mangiare alimenti di origine animale, compresi i derivati.
Parliamo dei gelati vegani, cioè dei gelati senza latte e uova (in realtà tecnicamente sarebbero dei sorbetti).
Finora tutto è stato contro di loro. Chi vuoi che desse credito a dei gelati fatti senza gli ingredienti principali del gelato? Forse nemmeno i vegani stessi. Allora adesso cos’è cambiato?
Iniziamo dall’articolo del New York Times che annuncia sicuro l’età dell’oro dei gelati vegani, finalmente emancipati dal ruolo di comprimari avuto finora, buoni soltanto a compiacere le necessità di chi è sempre a dieta o soffre di intolleranze alimentari.
Anzi, i gelati vegani sarebbero preferibili alle versioni originali. Addirittura? E a chi va iscritto il merito di questa rivoluzione?
Negli Stati Uniti il principale sostituto del latte nel gelato è un prodotto chiamato latte di cocco, ancora poco diffuso in Italia.
Il latte di cocco consente di dare al gelato una buona struttura, soprattutto una cremosità che non fa rimpiangere quella dei gusti classici. Unica controindicazione: si porta dietro il caratteristico sapore di cocco. Per non pregiudicare il risultato finale i testardi gelatieri d’oltreoceano lo combinano con latte alternativo di altra provenienza: anacardi, macadamia, canapa…
I più noti gelatieri italiani, dopo un’iniziale infatuazione per le bevande a base di soia, mandorla, riso e più di recente nocciola, hanno smesso di usarle come ingrediente principale dei loro gelati, preferendo la semplice acqua.
Attenzione, il passaggio è fondamentale. Perché, infatti, vegani e intolleranti dovrebbero preferire gelati fatti con latte di soia o simili se questi sono meno buoni e meno salutari?
Meno buoni perché il sapore del latte vegetale, qualunque sia il gusto, non è molto gradevole, meno salutari perché queste alternative vegetali del latte sono spesso piene di zuccheri e aromi.
L’acqua, al contrario, garantisce un gelato migliore da ogni punto di vista.
Pensate alla frutta secca, agli ingredienti pregiati che i gelatieri artigianali usano nei gusti al pistacchio, alla nocciola, alla mandorla. Se non condizionati dalla presenza di latte e uova riescono a sprigionare tutte le sfumature di sapore.
Stesso discorso per i caffè, specie i monorigine. Al bar fate forse la sciocchezza di macchiarli con il latte o li sorseggiate in purezza?
Anche per i cioccolati è così.
Gianluca Franzoni, fondatore di Domori, colui che ha ideato il codice di degustazione del cioccolato, sostiene che per apprezzarne al meglio le virtù organolettiche bisogna scioglierlo in poca acqua.
La conferma che l’età dell’oro dei gelati vegani (fatti con l’acqua) è realmente iniziata, arriva dal podio della classifica delle 100 migliori gelaterie 2017 di Dissapore.
Da quattro anni Simone de Feo, della Cremeria Capolinea di Reggio Emilia, prepara gusti classici quali pistacchio, bacio o gianduiotto senza latte. Stessa cosa per il cioccolato in tutte le sue interpretazioni prodotto con masse pregiate di cacao.
Non è da meno la gelateria brianzola l’Albero dei Gelati, che nei negozi di Seregno, Monza e Cogliate ha proposto per prima gusti classici in versione vegana, arrivando poi a “Fiorfrutta”, gusti in cui la frutta, abbinata a un fiore, viene lasciata in infusione il tempo giusto per creare sapori originali.
Infine Paolo Brunelli, nuovo numero 1 della nostra classifica. Nella gelateria di Senigallia (AN) si è inventato “Demanio Marittimo”, sorbetto alla mandorla e all’alga spirulina.
Tutti gusti vegani che non hanno nulla da invidiare a quelli classici e meglio reputati.
[Crediti | Link: New York Times]