Prima arrivano panna, granella di nocciole e caramello. Quindi la cialda croccante. E finalmente la parte più deliziosa, la punta del cono gelato. Del cornetto, insomma. Cialda ripiena di cioccolato compatto che pregustiamo fin dal primo morso.
Invece, quella puntina lì andrebbe evitata.
Così ammonisce il professor Bert Weckhuysen, chimico dell’Università di Utrecht, che ci mette in guardia dalle insidie che la punta tentatrice nasconde.
A cominciare dai grassi trans o idrogenati, nocivi per il nostro apparato cardiocircolatorio perché contribuiscono alla formazione di pericolose placche arteriosclerotiche.
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Ma cosa sono di preciso i grassi trans? La risposta è “catalisi“.
Tutti sappiamo che esistono grassi buoni (insaturi) e cattivi (saturi) per il nostro organismo. Senza perderci in dettagliate spiegazioni chimiche, i grassi insaturi si presentano liquidi a temperatura ambiente, mentre quelli saturi si trovano allo stato solido.
Tra i grassi insaturi troviamo gli oli vegetali, tra quelli insaturi ci sono per esempio strutto e burro, per quanto il burro sia stato di recente rivalutato. L’industria alimentare ha trovato il modo di rendere solidi gli oli vegetali, ovvero i benefici grassi insaturi, aggiungendo idrogeno e nichelio attraverso una reazione chimica detta “catalisi”. Grazie a questo processo, i grassi insaturi a temperatura ambiente non diventano più liquidi. Proprio come la punta di cioccolato del cono gelato.
Ciò detto, il problema dei gelati industriali confezionati non è soltanto la punta.
Vanno considerati anche i conservanti necessari per durare a lungo. Nella lista degli ingredienti se ne trovano in media una decina, compresi gli additivi, nessuno dei quali così nocivo per la salute, ma certo parliamo di un prodotto distante da quello casalingo che contiene solo uova, latte, zucchero e aromi come frutta o cioccolato, o dal cono gelato dei grandi artigiani italiani.
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Del quale possiamo mangiare tranquillamente anche la punta.
[Crediti | Greenstyle]