La proposta di legge sull’obbligo di doggy bag da parte dei ristoratori è stata presentata da Giandiego Gatta, deputato di Forza Italia e responsabile nazionale dipartimento Pesca e Acquacoltura del partito azzurro. Lo scopo alla base della proposta è prendere esempio da altri Paesi che han già da anni fatto entrare in vigore l’iniziativa, e attivarci in prima linea per ridurre gli sprechi alimentari. Nel discorso tenutosi ieri, tuttavia, sono state esposte anche altre ragioni a supporto: Gatta sostiene che questa sia anche una soluzione per non mangiare cavallette, spauracchio che si prospetta inevitabile.
Gatta intende dire che salvaguardando la materia prima, che comprende anche il cibo non consumato, il nostro futuro potrebbe evitarci “il problema delle carni sintetiche“, della farina di insetti, di locuste e vermi. Cerchiamo di soffermarci un attimo sulle esatte parole che, pronunciate proprio da un politico con la carica descritta (ed esponente di un partito che da tempo si oppone agli alimenti alternativi citati), meritano attenzione.
Il legame tra avanzi e farina di insetti, spiegato da Gatta
Dopo una lunga introduzione, la conferenza vede Giandiego Gatta oratore presso la sala stampa della Camera. I toni sono colloquiali e simpaticoni: il politico perde troppi secondi a spiegare che “doggy bag” non c’entra niente con i cani, a raccontare – da pugliese – del fatto che in Puglia e nel Meridione si mangi tantissimo e troppo cibo è buttato via intonso, a ammonire sul fatto che lo spreco alimentare è anche dovuto al fatto che spesso siano i clienti a esagerare con le ordinazioni.
Poi, ecco una palla curva: “sempre più insistentemente si parla di consumo con il collega Raffaele Nevi – lui è il capogruppo di Forza Italia in commissione agricoltura. Abbiamo spesso affrontato il problema delle carni sintetiche. Abbiamo affrontato il problema della farina di insetti. Perché SI DICE (con un tono canzonatorio e scettico palpabile, scomodando anche il latino, che fa riferimento all’opposizione – ndr) che il futuro non ci darà la possibilità di consumare più le risorse alimentari di cui oggi disponiamo. Per cui dovremmo mangiare cavallette, locuste, vermi etc. Il che FORSE potrà anche essere, ma certo è che con un consumo più responsabile – con una visione più attenta di quelle che sono le esigenze effettivamente esistenti da parte della popolazione – potremo preservare queste risorse e darle in eredità a chi ci succederà“.
Ciò che la destra non ha ancora capito
Non si riesce a far pace con la dura verità. La farina di insetti è già realtà, così come i progressi sulla carne coltivata (vi prego basta, basta chiamarla “sintetica”!): a confermarlo non è la moda o ciò che è di tendenza in ambito cibo, bensì le argomentazioni scientifiche che ci restituiscono puntuali report sulla salute del nostro Pianeta. La destra (genericamente parlando) del ministro Francesco Lollobrigida che in riferimento alla carne coltivata parla di “schifo nel piatto” o di “spezzare il legame tra fra agricoltura e cibo“, e di Gatta che supporta tali opinioni, è cosa nota alla stampa.
Tuttavia, inserire queste tematiche nel calderone della doggy bag obbligatoria, con toni tra allarmismo e scetticismo perdipiù, è un colpo davvero scorretto. Il punto è che carne coltivata e farina di grilli servono a non impattare sulle risorse alimentari che non riusciamo a smettere di pretendere (anche dai ristoranti). Trovare alimentazioni alternative è un percorso, educare a non sprecare ciò che al momento abbiamo a disposizione e vogliamo nel piatto è un altro. E non c’è “dicitur” che tenga.