In molti stanno osannando la keto diet, che è suggerita da parecchi dietologi con lo scopo di far dimagrire i pazienti. Su questo punto, infatti, riscontra un notevole successo ma non è tutto oro quello che luccica. Vediamo la dieta chetogenica, cos’è e come funziona con menù di esempio.
Lo scrivo anche in questa occasione, come in altre come nell’articolo sulla dieta a zona o del gruppo sanguigno: non sono medico ma mi appoggio anche e soprattutto a fonti mediche. In questo caso, la Fondazione Veronesi.
Usare i grassi come fonte di energia
La dieta chetogenica propone un regime alimentari molto duro, che ribalta il funzionamento del metabolismo. Se solitamente la fonte energetica primaria per l’organismo è lo zucchero (quindi, i carboidrati), nel caso di questa dieta la fonte primaria è rappresentata dai grassi.
Come è possibile?
Eliminando quasi completamente ogni fonte di carboidrato per tot tempo, senza sgarrare nella maniera più assoluta. In questo modo si costringe l’organismo a cambiare “ragionamento” e usare i grassi come fonte di energia. Quindi si perde grasso.
Chetosi: condizione tossica per l’organismo
La condizione che permette di ottenere questa condizione di chiama chetosi, ed è una condizione molto pericolosa se non seguita da un medico o specialista. Sul sito di Veronesi si legge: “Si avvia quindi un processo chiamato chetosi, perché porta alla formazione di molecole chiamate corpi chetonici, questa volta utilizzabili dal cervello. In genere la chetosi si raggiunge dopo un paio di giorni con una quantità giornaliera di carboidrati di circa 20-50 grammi, ma queste quantità possono variare su base individuale. La chetosi è una condizione tossica per l’organismo, che provvede allo smaltimento dei corpi chetonici attraverso la via renale“.
Le conseguenze se sgarri
Come affermato nell’introduzione, di fatto la dieta chetogenica fa dimagrire e non solo: mantiene glicemia e insulina a livelli regolari. Ma è assolutamente necessario evidenziare che fa dimagrire tramite una condizione innaturale dell’organismo e del proprio metabolismo. Anche la dieta Lemme fa dimagrire secondo lo stesso principio di stravolgimento, ma al minimo sgarro di carboidrati (e per minimo intendo letteralmente minimo, come un cracker o un frutto), il corpo attinge immediatamente da quella fonte energetica uscendo dallo stato di chetosi. Ergo: il sistema va in tilt.
Riconoscere la chetosi
Se avete deciso di seguire questo regime, riconoscerete la chetosi grazie ad alcuni sintomi: mal di testa forte, spossatezza, depressione, aumento esponenziale della diuresi, stipsi e altre gioie dello stesso calibro.
Menù ipotetico della dieta chetogenica
In pratica, cosa si mangia nella dieta chetogenica? Carne, pesce, formaggio, verdure, olio extravergine di oliva e una marea di tisane. Cosa si deve evitare?
- carboidrati: no cereali, pasta, riso, pane, frutta in dose superiore a 50 g al giorno;
- niente patate o legumi;
- niente dolci o bibite;
- attività fisica: come spiegano su personal trainer, fare movimento moderato (non intenso) “aumenta l’ossidazione dei corpi chetonici stessi opponendosi al loro accumulo e agli effetti negativi che possono esercitare nell’organismo”
Un menù ipotetico di un giorno di dieta chetogenica potrebbe essere il seguente:
- Colazione: latte con un panino piccolo e 100 g di carne magra
- Spuntino: 10 g di noci
- Pranzo: 200 g di pesce al vapore, zucchine al vapore e olio extravergine di oliva
- Merenda: 100 g di parmigiano
- Cena: 200 g di petto di pollo, insalata, olio extravergine di oliva e mezza mela
I nostri no
Questa è una delle diete che mi fa più paura tra quelle che ho trattato/provato/descritto qui su Dissapore. Mi spaventa il fatto che funziona, e che convince anche gli specialisti, oltre che soddisfare i pazienti. Tuttavia, il fatto che per farla funzionare si debba obbligare il corpo a ragionare contro la sua stessa natura è terribile. Ha un effetto anoressizzante. La cosa peggiore è che è un regime che non può assolutamente protrarsi a lungo, e appena lo si finisce si torna come prima: con un corpo stanco che cerca di tornare in linea con il suo funzionamento naturale. La ripresa dei chili persi è quasi garantita, tant’è che “non ci sono prove che, sul lungo periodo, i risultati ottenuti siano migliori e più duraturi di quelli raggiunti con una dieta bilanciata“, affermano su Fondazione Veronesi.