Sono passati 12 mesi da quando Coop ha levato l’olio di palma nella quasi totalità dei suoi prodotti a marchio, e oggi ribadisce i motivi della scelta.
Che non vanno letti, secondo l’insegna della Gdo come una demonizzazione, né tanto meno come una sorta di battaglia in casa per sottrarre quote di mercato a Ferrero, che continua a impiega il grasso caraibico nella Nutella, il suo prodotto di punta.
Coop lo chiama “principio di precauzione”, lo stesso che ha condotto alla scelta di rimpiazzare, da maggio a novembre 2016, l’olio di palma con olii monosemi, olio d’oliva o burro, in linea con uno studio Efsa, l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea, secondo cui l’olio di palma contiene livelli alti di 3-Mpcd e il suo consumo in dose elevati costituisce un fattore di rischio, specie, per i bambini e gli adolescenti.
Uno sforzo economico notevole, almeno 10 milioni di euro, fatto proprio in nome del principio cautelativo attuato quando l’Autorità europea non si è ancora pronunciata in modo definitivo su una sostanza sospettata di essere nociva per la salute umana.
Alcuni prodotti della gamma Coop, come alcuni gelati, sono stati messi fuori catalogo perché impossibili da riformulare senza olio di palma mantenendo inalterate le caratteristiche organolettiche.
Approfittando delle nuove ricette, Coop fa sapere di aver ridotto la percentuale di grassi saturi in molti prodotti che prima contenevano il grasso tropicale, con conseguente riduzione degli agenti contaminanti che nell’olio di palma sono in media più alti rispetto agli altri olii.
[Crediti | Link: Il Salvagente]