Sono stati quattro anni lunghi, quelli di Donald Trump alla casa Bianca, ma sono finiti. Lunghi e duri: in generale, ma anche per il settore food. Ora, non è che Joe Biden sia il padreterno sceso in terra, che risolverà tutti i mali d’America. Però già qualcosa ha iniziato a fare: partendo proprio dal cibo, in particolare dai buoni pasto alle famiglie povere.
Alcuni siti americani che si occupano di food hanno provato a fare un bilancio dell’amministrazione Trump sotto il profilo agricolo e alimentare: il risultato è disastroso (e d’altra parte cosa ci si poteva aspettare da un miliardario per il quale la massima goduria a tavola è l’hamburger del fast food?).
Contro Obama
Negli ultimi 4 anni, ricorda The Counter, il Dipartimento per l’Agricoltura americano ha dovuto pagare miliardi di dollari ai coltivatori USA come risarcimento per i danni subiti in seguito alle controversie commerciali internazionali di Trump, e lo ha fatto in maniera poco trasparente. Inoltre il Dipartimento ha aumentato i cavilli burocratici per rendere più difficile l’accesso all’assistenza alimentare, e ha intaccato in vari modi l’efficienza del programma SNAP, i buoni pasto una volta denominati food stamps.
Ma soprattutto, Trump si è lanciato immediatamente a smantellare molte cose fatte da Barack Obama. Niente di insolito: quando c’è un cambio della guardia, succede. Ma nel settore agroalimentare la botta è stata più pesante perché molte riforme Obama le aveva fatte a fine mandato, e quindi non erano entrate ancora a regime: per esempio la protezione dei contract farmers – gli agricoltori che riforniscono le multinazionali del food spesso sotto condizioni capestro – e le regole che stabilivano standard di benessere per gli animali negli allevamenti bio.
Aumento dei prezzi
Anche un sito sbarazzino come Mashed si fa serio e pubblica un fitto cahier de doléances: si inizia con i prezzi al consumo che sono aumentati. Effetto della pandemia, si dirà: certo, peccato però che l’aumento risalga agli anni precedenti. Ed è effetto delle sconsiderate politiche commerciali che Trump ha tenuto su più fronti. Per esempio, nel 2019 c’è stata la sospensione di un accordo con il Messico che durava da 22 anni, e che ha portato a una tassa sull’importazione dei pomodori del 17,5%.
Per non parlare della lunga e logorante guerra dei dazi con l’Europa: per una vecchia questione di aerei, si è arrivati a sanzioni reciproche, con un danno sia per i ristoratori e i consumatori americani, che si ritrovano parmigiano e vini europei a prezzo maggiorato, sia per gli esportatori che si vedranno diminuire le richieste di cheddar e ketchup, colpiti dai dazi UE.
(In)sicurezza alimentare
Anche la Food and Drugs Administration, che si occupa di sicurezza alimentare, ha adottato criteri diversi durante la presidenza Trump: più laschi, in questo caso. Si vede dal numero di warning spediti, il 33% in meno rispetto a quanto fatto durante l’era Obama. Gli avvertimenti della FDA sono importanti perché richiedono alle aziende cambiamenti immediati nelle policy e nei comportamenti.
La cosa si inquadra in un più ampio contesto di deregolamentazioni, privatizzazioni, tagli: la stessa FDA ha subito una riduzione del budget di 117 milioni di dollari; l’Agricultural Marketing Service ha consentito l’ingresso di finti prodotti biologici; il Food Safety and Inspection Service ha abbassato gli standard dei propri controlli; e infine ancora l’USDA, in piena pandemia, ha privatizzato le ispezioni sugli stabilimenti di trasformazione della carne.
Mense scolastiche poco sane
Anche le mense scolastiche non se la sono passata bene: nel 2018 è stato attaccato l’Healthy, Hunger-Free Kids Act, una legge del 2010 che tra le altre cose stabiliva dei limiti al sale e alle bevande a base di latte zuccherato. Sono stati abbassati altri standard riguardanti la salubrità dei menu, riducendo la percentuale di verdura a pranzo e quella di frutta a merenda: l’intervento spesso ha riguardato piccoli ma significativi particolari, come quello ad esempio di classificare le patate come verdure e non come carboidrati.
La diseducazione alimentare dei più piccoli, dicono gli esperti, ha effetti negativi sia di breve che di lungo periodo: si ammettono cibi che arrecano danno alla salute, ma soprattutto si fa passare per normale un’alimentazione a base di pizza e burger.
Danno d’immagine
E a proposito di buon esempio: vogliamo parlare di un Presidente che non perdeva occasione per farsi fotografare mentre azzannava un panino del fast food? Certo, Trump doveva far vedere che lui era dalla parte del popolo, che aveva gli stessi gusti del camionista, che difendeva le “tradizioni” americane (e poi magari in privato si abbuffa di ostriche e champagne). Ma appunto, solleticare gli istinti più bassi non è quello che dovrebbe fare un politico – è quello che Trump ha costantemente fatto.
Fino agli ultimi giorni, con Biden ormai eletto anche se non ancora insediato. L’entourage di Trump ha fatto il possibile per strumentalizzare gli aiuti alimentari governativi a proprio vantaggio, ed eventualmente lanciare la carriera politica della figlia dell’ex presidente, Ivanka Trump. Sue infatti sono le foto con i pacchi Farmers to Families, le scatole di prodotti freschi distribuiti alle famiglie bisognose e pagate dall’USDA, il ministero dell’Agricoltura. Come fa notare Politico, quest’ultima mossa ha irritato e preoccupato le persone che si occupano di sostegno alla povertà, come il CEO di Hunger Free America, perché nel frattempo milioni di persone sono in attesa di aiuti in ritardo, di fondi stanziati ma non finanziati. Cosa potrà esserci peggio di Trump? Trump!