Il tema della carne coltivata è ancora al centro del dibattito, che vi piaccia o no. E non è uno di quei tormentoni di una stagione – l’estate – tendenzialmente povera di notizie interessanti: se la questione è di grande attualità, infatti, è perché in qualche modo è l’ago della bilancia di parte del futuro dell’alimentazione. Sul tema si giocano e si giocheranno, in un senso o nell’altro, scelte importanti, ed è quindi interessante capire dove si sta andando e cruciale partecipare alla discussione, per chiunque si interessi di cibo e futuro.
Tra chi la osteggia neanche fosse il male assoluto (non solo l’Italia, in effetti) e chi avvia le sperimentazioni per renderla sempre più appetibile, la notizia della settimana è che il Regno Unito ne ha approvato l’utilizzo a scopo alimentare, anche se al momento lo ha limitato agli animali domestici, cani e gatti. Sembra cosa da poco, ma di fatto il paese è il primo a livello europeo ad aprire alla carne coltivata, e si posiziona subito dietro a Singapore (dove la carne coltivata è da poco arrivata nei supermercati).
A pensarci, anche questa scelta del Regno Unito pone in effetti qualche piccola questione, e in parte sarà solo il tempo a darci le risposte. Noi, però, intanto, proviamo a porre le domande.
Si tratta di una sperimentazione sugli animali?
La domanda è volutamente provocatoria, in realtà. Nessuno pensa che qui si stiano facendo esperimenti sugli animali. Più che altro, probabilmente, si stanno prendendo le misure della situazione, e si sta facendo abituare il consumatore all’idea che un domani potrà comprare anche la carne prodotta in laboratorio. Il tema, però, è piuttosto semplice: se si decide che la carne coltivata è controllata e sicura, allora perché autorizzarne il commercio solo agli animali? Opzione B: si decide che la carne coltivata non è sicura, o che non lo si sa con certezza.
E allora perché darla agli animali, utilizzandoli (in questo secondo caso sì) come cavie? Tertium non datur, dicevano i latini. O forse sì, ed è appunto tutta una questione di fare un passetto per sondare il mercato e le reazioni del pubblico, in vista del passo più grande.
Come fa a essere economicamente sostenibile?
Della carne coltivata si è sempre detto, tra le altre cose, che rischiava di essere per il momento piuttosto cara. La sperimentazione è ancora nelle sue fasi iniziali, e i laboratori costano (forse più delle vacche, in effetti). Allora come si fa a rendere economicamente sostenibile un cibo per cani a base di carne coltivata? Intanto, lo si posiziona nel segmento premium di questo prodotto, come spiegava già tempo fa Bene Meat, una start up ceca, la prima ad aver ottenuto la registrazione dell’Unione Europea per l’impiego di carne coltivata negli alimenti per animali.
E poi c’è il fatto che, alla fine, la carne coltivata è solo uno degli ingredienti utilizzati, come ha spiegato Meaty, l’azienda che ha ottenuto il via nel Regno Unito, e che produrrà il suo cibo per animali con pollo sintetico ottenuto prelevando un piccolo campione da un uovo di gallina mescolato a verdure, un po’ come già avviene nei pet food attuali.
Carne coltivata o scarti?
Preferite dare al vostro cane e al vostro gatto gli scarti degli scarti di una bestia macellata o preferite dar loro della carne creata in laboratorio? Badate bene, non si tratta di una domanda retorica. La realtà è che molti alimenti per animali a basso costo sono da sempre realizzati con carne di bassa qualità, e con pezzi che vengono scartati dal resto dei consumi. Dunque, a meno che non compriate cibo selezionato per i vostri animali domestici, è molto probabile che stiano mangiando scarti. E dunque, cosa è meglio fargli mangiare?
E gli scarti?
A questo punto però resta un’ultima questione relativa a questo meccanismo. Ovvero: che ne sarà degli scarti se questa cosa prende piede? Cioè, se un domani il cibo per animali, esageriamo, venisse interamente prodotto con carne coltivata, ci sarebbe un segmento di mercato che verrebbe a mancare, ovvero quello che posiziona gli “scarti” (o comunque i pezzi di meno pregio) derivati dalla macellazione animale. Che ne facciamo, di tutta quella carne lì? Sicuramente è un po’ presto per pensarci, ma se c’è una cosa che la carne coltivata ci insegna, è che il mondo corre in fretta.