Il mio ultimo post sugli errori da non fare quando l’ospite è vegano ha riscosso un certo successo e sollevato, fra le tante, una questione: se Maria, la mia virtuale amica cruelty free, invitasse a cena me, onnivora, avrebbe nei miei confronti gli stessi riguardi mostrati per lei?
Cucinerebbe quel che mi piace, quindi una succulenta entrecôte con burro alle erbe, preceduta da una tagliatella all’uovo con ragù di carne e seguita da un tiramisù con tanto mascarpone?
Naturalmente no.
E non sto neppure qui a spiegarvi i motivi. Detto ciò, sono certa che Maria potrebbe avere diversi assi nella manica per organizzare una cena di successo per me e per voi, compresi alcuni degli scettici (magari, non i più testardi). A patto di non cadere in questi 4 errori (visto? meno di quelli che possiamo commettere noi invitando un veg!), che spingerebbero fatalmente anche i più dotati di apertura mentale a non accettare un secondo invito.
Quindi, mi rivolgo a Maria, mettendola in guardia. E aspettando l’invito.
1. FARE PROSELITISMO
Mi stai invitando a cena, Maria, perché siamo amiche. Quindi, per passare una bella serata insieme. Parlando di uomini e vestiti, tagli di capelli e smalti per le unghie. Magari, quando l’ora si fa tarda e si indulge più volentieri alle confidenze, anche per parlare della vita ascoltando buona musica.
La piacevolezza della serata non contempla la visione su YouTube di quel che accade negli allevamenti intensivi di polli, né la lettura di brani del China Study.
L’argomento cibo è benvenuto solo se affrontato con leggerezza: assaggia questo, come hai fatto quello, dove hai trovato questi carciofi meravigliosi, ma davvero fai la spesa dal contadino… Cose così.
Se si comincia con il terrorismo psicologico su quel che mettiamo o non mettiamo nel piatto, si perde la gioia di stare seduti insieme intorno a un tavolo.
2. ACCOGLIERE L’OSPITE CON UN ESTRATTO
So, Maria, che vai molto fiera del tuo estrattore americano ultimo modello con cui prepari succhi vitaminici e coloratissimi di barbabietola rossa e sedano verde, carote e spinaci, mele e frutti di bosco. Deliziosi, davvero. La domenica mattina con il brunch.
Farli passare per cocktail salutari proprio no. A meno che tu non mi corregga l’estratto fresco di pomodoro con una generosa dose di vodka.
Scherzi a parte, questo per dire (come approfondisco fra poco) che non tutte le tue abitudini sono facilmente condivisibili con chi non le ha già sperimentate e fatte proprie. Neppure le più, palesemente, salutari: e nella tua alimentazione, lo dico con una punta di invidia, di cibi salutari ce ne è molti di più che nella mia!
Però, la gente comune preferisce ancora pasteggiare a vino o birra piuttosto che a succo di mango e papaia. Che poi, anche il rosso è ricco di antiossidanti, no 😉
Comunque, se vuoi, io un sorsino lo assaggio. Magari alla fine mi convinco a comprare l’estrattore che ho visto in super offerta al centro commerciale.
3. DIMENTICARE CHE LE PAROLE SONO IMPORTANTI
Salumi, formaggi, bistecche per l’onnivoro sono esattamente quello che suggerisce il nome: salumi di maiale, formaggi di latte vaccino, ovino e caprino, bistecche di manzo. Rassegnati, Maria: non vogliamo assaggiare würstel o mortadella di seitan, e il tofu ci fa storcere il naso ancor di più se lo chiami formaggio di soia.
Per dire: quell’ottima cosa che prepari con mandorle o anacardi ammollati, frullati con sale, erbe e aromi vari, acidulati con aceto di mele o succo di limone e lasciati un poco fermentare… Beh, quella cosa lì so che ti piace chiamarla anche lei formaggio (di anacardi o di mandorle). Ma se ce la presenti semplicemente come “crema spalmabile”, su un bel tagliere con una pagnotta a lievitazione naturale e qualche marmellatina, saremo meno sospettosi e mangeremo con gusto. Sì, chiedendoti persino la ricetta.
Per quanto riguarda i “sostituiti” della carne, ovvero gli alimenti proteici, non è che non ci piacciano per definizione. Se lasci nel banco frigo del super bio le cose pronte (dai “salami” ai “burger”, virgolette d’obbligo) e ci cucini onestamente tofu, seitan e legumi con ricette che li valorizzino e con i giusti insaporitori, potresti persino stupirci.
4. ESAGERARE CON GLI AROMI
So per certo, Maria, che la tua cucina è ricchissima di condimenti. Fa largo uso di erbe aromatiche, spezie, ingredienti orientali come la salsa di soia o la pasta di miso. Tutta roba che io personalmente apprezzo e utilizzo frequentemente.
I detrattori sostengono che queste aggiunte servono a mascherare la mancanza di sapore degli ingredienti base. Mi spiace citarli di continuo, ma diciamoci al verità: il tofu sa di niente, il seitan di poco, per non dire dell’acidulo tempeh, forse uno degli ingredienti più difficili da far “digerire” a un onnivoro.
È innegabile però che gli aromi diano carattere ai patti. A patto di scegliere quelli più “facili”. Come il lievito alimentare in fiocchi, davvero delizioso (provare per credere!), che si sparge su minestre e zuppe, insalate e crostini, da solo o mescolato a frutta secca tritata: basta che non lo chiami “grana vegano” (vedi punto 3) e scommetto che anche il più carnivoro dei carnivori lo trova delizioso. Idem il gomasio, il sale di sesamo che ha utilizzi simili e dona una nota esotica ai piatti.
Spingendoti più in là, già sulle alghe potresti trovare qualche resistenza, per non dire di erbe come il coriandolo, più odiato che amato. Insomma, famolo strano, ma senza esagerare.
Piuttosto, punta sulle salse. L’emulsione alla curcuma (no, dirla maionese non si può!) piace sempre a tutti e io mi sono pure sentita dire da un’amica, carnivora numero uno, che era buona perché non si sentiva il gusto dell’uovo. Grandi classici come il guacamole, l’hummus, il baba ganoush sono vegani e deliziosi e possono accompagnare un pinzimonio di crudité rendendolo subito speciale e irresistibile.
Davvero, ragazzi, io da Maria ci mangerei volentieri. La tavola è grande, la casa ospitale: chi viene con me?
[Crediti | Link: Dissapore]