Farina di alghe. Questa la responsabile di tutti i malesseri che si verificavano dopo aver mangiato alcune barrette di Soylent, il preparato sostitutivo del pasto messo a punto quattro anni or sono da un brillante ingegnere di San Francisco, Rob Rhinhart, e diventato in poco tempo il pasto principale, se non l’unico, per schiere di nerd o di top manager, troppo impegnati per pensare al pranzo.
Anche per qualche comune mortale, in realtà, troppo pigro per pensare di prepararsi anche solo un semplice uovo fritto.
Ma per quanto il più collaudato e diffuso beverone –a base di ingredienti che, a detta del suo creatore, dovrebbero assicurarci tutto quel che serve al nostro organismo quanto a proteine, vitamine, sali e carboidrati– abbia continuato a mietere consensi e successi in questi quattro anni di onorato servizio, non è stato così per le più recenti barrette, immesse sul mercato solo l’estate scorsa e fonte da subito di innumerevoli sventure sia per i consumatori che, ovviamente, per la società produttrice.
Sin dall’estate scorsa, infatti, molti consumatori avevano segnalato, subito dopo aver pasteggiato a base di barrette, una serie di malesseri e disagi che andavano dal semplice mal di testa alla nausea e perfino al vomito, malesseri che sarebbero da addebitare, a detta di Soylent, interamente a un ingrediente a base di alghe cresciute sul fondo dell’oceano, e che sarebbe il responsabile dei lamentati problemi intestinali.
Così almeno è quanto afferma Soylent, che ritiene di aver individuato nella farina di alghe fornita dalla società TerraVia Holdings Inc di San Francisco la causa di tutti i disagi e malesseri manifestatisi dopo dall’assunzione delle nuove barrette, disagi che hanno costretto la società americana a richiamare il prodotto e a interrompere immediatamente la vendita.
Soylent è arrivata alla conclusione dopo aver scoperto che i malori accusati dai propri clienti sarebbero gli stessi già verificati dopo l’assunzione di un altro prodotto contenente la stessa farina, vale a dire le barrette prodotte dalla Honey Stinger, una società produttrice di snack energetici con sede in Colorado.
La Honey Stinger aveva dovuto anch’essa ritirare il suo snack dal mercato dopo che la ditta fornitrice della farina incriminata, appunto la TerraVia, le aveva segnalato “un modesto numero di casi” in cui si si erano verificati gli stessi disturbi gastrointestinali che si erano manifestati dopo l’assunzione di una barretta di Soylent.
Da segnalare inoltre che la stessa TerraVia rifornisce della stessa farina di alghe anche il colosso multinazionale Unilever, che la utilizza non per snack e beveroni bensì per saponi e lozioni (…).
Per quanto Rob Rhinehart si sia detto all’oscuro di questi effetti collaterali, e affermi di non aver mai avuto alcun avvertimento da parte di TerraVia in merito agli eventuali effetti collaterali della farina di alghe fornita, la situazione per Soylent al momento non è affatto rosea, e la fiducia dei consumatori –ma anche degli investitori– verso il portentoso beverone e le prodigiose barrette sta rapidamente calando.
Proprio per questo Rhinehart si è affrettato a tranquillizzare clienti e mercati, dichiarando “stiamo studiando nuove formulazioni per le nostre barrette e i nostri preparati in polvere, che saranno disponibili già dal prossimo anno. E i nostri nuovi prodotti non potranno più contenere farina di alghe”.
Dal canto suo, TerraVia ribatte, tramite le parole del suo rappresentante Mark Brooks, che il suo prodotto non solo è sicuro e perfettamente il linea con gli standard della Food and Drug Administration, l’Agenzia americana per la sicurezza alimentare, ma anche che la sua farina di alghe è utilizzata in più di 20 milioni di prodotti, e che solo in pochissimi casi si son verificati disagi o malesseri, oltretutto non imputabili alla farina in questione, accusando inoltre Soylent di utilizzare sostanze potenzialmente dannose, quali l’isolato di soia o la glicerina.
Dichiarazioni che non hanno impedito comunque alle azioni di TerraVia, di scendere ben dell’8% in poco tempo.
Per quanto riguarda Soylent, comunque, la questione dei nuovi ingredienti per i prodotti da commercializzare in futuro è meno semplice di ciò che sembra: qualsiasi modifica nella formulazione di un prodotto alimentare richiede test approfonditi prima che questo possa essere immesso sul mercato, ha detto Benjamin Chapman, specialista di sicurezza alimentare e professore associato presso la North Carolina State University.
Le aziende alimentari, afferma Chapman, devono testare una grande quantità di fattori quando modificano una formula, quali i nuovi ingredienti stessi, la quantità usata di ciascuno, come questi reagiscono con altri ingredienti e le eventuali modifiche dopo il processo di produzione.
E non è ancora abbastanza: “Quando le nuove formulazioni sono state messe a punto, si corre comunque il rischio di effetti negativi, soprattutto se il nuovo ingrediente non è ancora diffuso e utilizzato”.
Insomma, la strada appare al momento in salita per i beveroni e le barrette Soylent che, lo ricordiamo, prendono il nome dal romanzo di fantascienza da cui è stato tratto nel 1973 un film dove Charlton Heston, nei panni di un detective, scopriva con raccapriccio che le gallette di cui si tutti si nutrivano e chiamate appunto “Soylent verde”, erano composte nientemeno che da… carne umana.
Forse è questo il motivo per cui, in Europa, i prodotti Soylent non sono disponibili, e non possono essere ordinati né spediti, ma si può comunque ripiegare su un prodotto analogo, Joylent, realizzato dall’olandese Joey van Koningsbruggen che ne ha preso la ricetta proprio dal blog di Rhinehart che l’ha condivisa gratuitamente sul proprio blog, arricchendola inoltre con l’inserimento di aromi quali mango, cioccolato, vaniglia o fragola.
Al momento però i problemi di Soylent non derivano certo da nomi inquietanti o ingredienti raccapriccianti, ma molto più semplicemente da una banale farina di alghe.
Che, però, fa vomitare.
[Crediti | Link: The Verge]