L’olio di palma è dannoso per la salute, specie per quella dei bambini, ha dichiarato l’Efsa (Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea) a inizio maggio dopo uno studio lungo e dettagliato.
In particolare alcune sostanze prodotte durante la raffinazione dell’olio tropicale ad alte temperature (si parla di contaminanti genotossici come 3-Mcpd e 3-monocloropropandiolo ) sono potenzialmente dannose e contribuiscono al rischio di malattie legate al cancro.
Altroconsumo, la maggiore associazione di consumatori in Italia, ha portato in laboratorio alcuni prodotti confezionati destinati all’infanzia come biscotti, snack, patatine e latte per l’infanzia e riscontrato che i “composti genotossici pericolosi”, principalmente il 3-monocloropropandiolo, sono non solo presenti, ma superiori ai limiti imposti dalla legge.
L’attenzione per l’olio di palma è cresciuta a dismisura negli ultimi mesi, portando alcune regioni italiane ad eliminarlo dalle mense pubbliche e alla revisione delle etichette alimentari, che rende non più possibile indicare dicitura «grassi di origine vegetale», ma costringe a specificare la fonte: il più delle volte palma, colza o girasole.
Le multinazionali che usano l’olio di palma nei loro prodotti (Ferrero, Unilever, Nestlé…) hanno creato l’Unione per l’Olio di Palma Sostenibile, il network che di recente ha smentito l’insinuazione pubblicata su alcuni quotidiani di «sapere già dal 2009 della presenza nell’olio di palma di contaminanti tossici pericolosi per la salute dei consumatori».
E mentre Altroconsumo avvia una petizione per chiedere regole più stringenti sul consumo dell’ingrediente, per cui l’Italia vanta il primato in Europa, le importazioni nel nostro Paese restano alte (+57% negli ultimi 10 anni).
[Crediti | Link: LaStampa, Dissapore]