Due giorni fa Chiara Ribechini è morta per shock anafilattico dopo aver cenato in un agriturismo di Navacchio, frazione di Pisa: una reazione fortissima, contro cui nulla hanno potuto né i farmaci né il pronto intervento di chi si trovava sul luogo della tragedia.
La ragazza aveva 24 anni, e anche se allergica a latte e uova, si sentiva al sicuro nel locale pisano, dove tutti erano al corrente dei suoi problemi alimentari.
Tant’è che domenica scorsa, Chiara ha ordinato “il solito”: una vellutata di piselli in crosta di pane, penne al ragù di cinghiale, e bruschette, come riferisce oggi Il Corriere della Sera.
Ma qualcosa è andato storto, forse a causa di un cambio di forniture, a nulla sono servite le iniezioni di adrenalina e il massaggio cardiaco effettuato dagli operatori del 118; al momento come atto dovuto sono sotto indagine il gestore e il titolare del ristorante, mentre la cucina è sotto sequestro.
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Ma in cosa consiste di preciso uno shock anafilattico e in quali circostanze può essere letale?
L’allergologa Antonella Muraro ha risposto così alle domande del Corriere.
Lo shock anafilattico, o anafilassi, è una reazione allergica improvvisa che in pochi minuti coinvolge tutti gli organi, portando rapidamente, nei casi più gravi, all’arresto cardio-circolatorio e quindi alla morte.
Colpisce soggetti con allergie gravi; per dare il via alla reazione allergica possono bastare anche minime tracce della sostanza cui si è allergici, o allergene. Anzi, in rarissimi casi può essere sufficiente anche solo l’odore. Se il soggetto soffre di asma, le cose si complicano ulteriormente. Gli alimenti verso cui si manifestano la maggioranza delle allergie sono latte, uova, pesce e arachidi.
I sintomi dello shock iniziano con un prurito al palmo delle mani e alle piante dei piedi così come al cuoio capelluto; in seguito iniziano le allerte più gravi, come l’edema della glottide, che da solo può portare al soffocamento, cui si unisce presto l’insufficienza respiratoria con respiro sibilante.
Non sempre, tuttavia, i sintomi si manifestano in questo modo: a volte si può avere un abbassamento della pressione con relativo collasso cardiocircolatorio.
Il rimedio, in questi casi, si chiama adrenalina iniettabile, un farmaco salvavita contenuto in due dispositivi che i pazienti allergici devono sempre avere con sé, forniti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. Il farmaco agisce in 8 minuti e, nei casi più gravi, occorre somministrare tutte e due le dosi di adrenalina. Oltre all’adrenalina, le persone allergiche utilizzano anche altri farmici come antistaminici, cortisonici e spray broncodilatatori.
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Altra strada è quella dell’immunoterapia, una specie di vaccino che aumenta la soglia di reazione all’organismo, fino a raggiungere, in alcuni casi, la piena tolleranza del cibo incriminato. L’immunoterapia può essere somministrata per via orale o epicutanea, cioè attraverso cerotti disposti sulla schiena.
Gli individui che soffrono di allergie alimentari sono tra il 2 e il 4% della popolazione. Una percentuale che sale nei bambini, allergici tra il 5 e l’8 %. In alcuni casi si guarisce con la crescita, in altri si peggiora e, raramente, la malattia si aggrava al punto da vanificare ogni farmaco salvavita, come purtroppo è successo l’altra sera a Chiara.
[Crediti: Il Corriere]