A Milano c’è un campo di segale e farro, ve lo sareste mai aspettati? Forse no: troppo spesso abbiamo un’idea sbagliata dei meandri meneghini; inquinata, sporca, confusionaria, trafficata nella sua totalità.
Dimentichiamo dei tanti progetti di riqualificazione che il comune, insieme a tante associazioni e liberi professionisti, hanno intrapreso per ridare vita a parecchie zone, a cominciare dall’area fiere, la Darsena, Corso Como e infine Chiaravalle.
Si ma cosa c’è di così sorprendente?
L’abbazia di Chiaravalle
E’ una delle più grandi abbazie che sorgono a Sud di Milano, un complesso monastico cistercense di grande importanza spirituale, storica e artistica, nonché caposaldo dello sviluppo agricolo della Bassa Milanese.
Fu fondata nel 1135 da San Bernardo di Chiaravalle, guida di un gruppo di monaci provenienti dall’abbazia borgogna di Clairvaux, nella Francia Nord-Orientale; grandi ingegneri idraulici, che si insediarono fuori dalla città dedicandosi al lavoro dei campi, bonificando e rendendo fertili le terre e contribuendo allo sviluppo dei territori nel rispetto dell’ambiente circostante.
Dopo circa un secolo di lavori la costruzione del monastero venne terminata e il 2 maggio 1221 l’Arcivescovo Enrico Settala consacrò la chiesa abbaziale.
Il monastero divenne ben presto il fulcro di una florida azienda agricola, irrigata da una rete di rogge alimentate dalla Vettabbia, le cui acque erano sfruttate anche per azionare i mulini utilizzati per macinare il grano, come quello adiacente all’abbazia restaurato nel 2009 per finalità produttive e didattiche.
Grazie a tali opere i monaci riuscirono a trasformare una palude nella terra più fertile d’Europa, arrivando a fare fino a quattro tagli d’erba l’anno e dando vita, tra le altre cose, al celebre Grana Padano.
Il depuratore meneghino
Proprio in questa zona sorge anche uno dei primi depuratori avanguardisti e più grandi della città, entrato in funzione nel 2004 e determinando la rinascita della Vettabbia che, dopo essere stata per oltre un secolo il principale canale di fognatura a cielo aperto di Milano, ha riacquistato un nuovo valore e grandi potenzialità non solo paesaggistico-ambientali ma anche produttive.
Al suo interno le acque nere vengono trattate con appositi batteri e lasciate decantare in vasche, contribuendo a rendere più attrattiva una zona per tanto tempo dimenticata.
Lo smog, un problema non problema
Occorre preoccuparsi del fatto che questi grani vengano coltivati in una città che ha avuto lo smog come principale demonio degli ultimi anni?
Non particolarmente, dice Longoni stesso; anzitutto lo smog è un problema di tutto il Nord Italia, in quanto le polveri sottili sono mobili ed è sbagliato generalizzare. Ma si tratta di un demone specialmente per l’apparato respiratorio, non per i frutti della terra.
Il grano viene spazzolato, ventilato e lavato prima di essere ridotto in farina e successivamente in pane.
Il più delle volte è anzi l’agricoltura stessa, “invasa” dall’uomo, ad inquinare falde, eliminare biodiversità ed incidere sulla nostra salute; prendersi invece cura dei terreni vicini, prossimi ad una grande città, e trattarli nel miglior modo possibile con tecniche poco impattanti (come la rotazione delle colture) è sicuramente un valore aggiunto che porta alla riqualificazione di spazi altrimenti lasciati allo sbando.
Il campo di farro (e segale)
Ed è proprio qui, a due passi dalla stazione di Milano Rogoredo e dal laboratorio di Davide Longoni, che qualche anno fa è nato uno dei tanti progetti di riqualificazione delle periferie urbane che ha coinvolto alcuni soggetti, quali lo stesso PAU Longoni (Panificatore Agricolo Urbano, in gergo fighetto), l’azienda Terzo Paesaggio, Società Umanitaria e l’agronomo Agostino Giambelli.
Una terra di 6 ettari, a due passi dalla Marcita ricreata sullo stile dei monaci, e che da 4 anni Longoni utilizza per coltivare prima Farro Monococco e Dicocco, poi Segale della varietà Dukato (alta, rustica, particolarmente adatta al biologico), e da Settembre 2020 una nuova varietà di Farro Monococco che proprio in questo periodo comincia a germogliare.
Trattasi di un seme ottenuto da Rete Semi Rurali, network di aziende fondato nel novembre 2007 per ricordare a tutti che la biodiversità agricola va conservata, valorizzata e sviluppata nelle campagne di tutto il mondo, e prima di tutto dagli agricoltori.
Una nuova esperienza anche per Longoni, che si aspetta che tale varietà riesca facilmente ad adattarsi al clima e all’ambiente della periferia meneghina.
Grano urbano per un “pane di campagna“, come lo chiama il panificatore, nato e cresciuto in una delle metropoli più sorprendenti d’Italia.
Sorprendenti perché, tra smog, traffico e schiamazzi ogni tanto fa bene ricordare che esistono anche questi piccoli angoli di pace, terra e agricoltura.
[ Crediti: Borgo di Chiaravalle, Davide Longoni ]