Codice etico food? Se n’ha abbastanza noialtri di queste storie, potreste obiettare. Cogli l’attimo, rilancio io, che infatti vi chiedo: e il mondo del vino, non ha bisogno di più etica? Chi scrive di vino influisce sui consumi, alcuni poco o pochissimo, ma altri in maniera sostanziosa; per un produttore di vino che punta al mercato USA, le parole “Robert Parker” significano incremento di fatturato: una recensione favorevole del suo Wine Advocate condiziona le vendite. Anche per questo motivo, il potente wine-writer esibisce un codice di autoregolamentazione, per evitare che le lusinghe dei produttori diano luogo al temutissimo (in America, forse) conflitto di interessi. Per esempio, Parker non accetta viaggi spesati da aziende vinicole o simili forme di ospitalità. Ecco perché ha destato qualche scandalo, tanto da finire sul Wall Street Journal, la scoperta di due collaboratori della newsletter parkeriana, che di buon grado hanno accettato viaggi all’estero a spese di aziende vinicole: jet privati, alberghi, cene. Parker ha dovuto ammettere una sorta di doppio standard, valido per lui ma non per Jay Miller, o Mark Squires, collaboratori di Wine Advocate.
E da noi? Il conflitto d’interessi sorge quando si mescolano comunicazione e mercato, quando il rapporto tra recensore e recensito si fa perverso. Qualche giorno fa sul Corriere Fiorentino, in un articolo peraltro linkato da Dissapore, si poteva leggere che il Gambero Rosso è una “rivista oggi di proprietà di Class“; scritto così, senza troppi giri di parole, dopo che la nascita di Gambero Rosso Holding aveva innescato più di una polemica su chi fosse il vero, nuovo proprietario. L’affermazione letta sul Corriere, non smentita, autorizza a dire che l’editore della potentissima Guida ai vini d’Italia è Paolo Panerai, gran capo di Class, e pure produttore di Chianti con il marchio Castellare. Non è conflitto di interessi, questo? Probabilmente no, visto che non genera uguali polemiche. Qui da noi funziona, come nel cinema, la sospensione dell’incredulità: dobbiamo credere che le schede di Castellare nella guida Vini d’Italia del Gambero Rosso non terranno conto del piccolo(?) vizio.
E’ interessante osservare che il big scandal che coinvolge Robert Parker – e i suoi due collaboratori – nasce dopo questo post di Dr. Vino, uno dei blog enoici più influenti a livello mondiale; ma mentre Dr. Vino ha il suo bel code of ethics, che in maniera trasparente esibisce pure i possibili conflitti, la creatura editoriale di Robert Parker ostenta da sempre una purezza superiore a chiunque altro, e soprattutto una credibilità che (secondo Parker) i bistrattati blog non raggiungono. Eppure proprio un blog, accessibile gratuitamente, indica la fastidiosa crepa nella credibilità dell’editore – i cui contenuti sono a pagamento. Secondo Dr. Vino, adesso toccherà agli abbonati fare una scelta di campo, tra l’informazione in conflitto di interesse scoperto, ma gratuita, e quella che cela disperatamente ogni conflitto, anche per giustificare gli esborsi del pubblico pagante.