Sono antipatici quelli che si sentono superiori perché mangiano frutta e verdura a chilometro zero. Che assillano il prossimo con la loro moralità da soci del gruppo d’acquisto e sprecano buona parte della spesa, non avendo tempo per cucinarla. Sono antipatici quelli che dal menu di un ritorante aggrediscono i clienti con messaggi che neanche la resistenza partigiana (vedi a lato). Che rompono l’anima con l’orto in terrazzo ma sono ambientalisti champagne, benestanti per i quali vini e cibo bio sono solo un vistoso stile di vita.
Eppure, anche noi, un po’ sognatori un po’ spilorci (mangiare etico costa) rivendichiamo il boom del bio in Italia (+13% nel 2011). Anche noi, dalla spesa alla scelta dell’agriturismo, dal ristorante alla mensa scolastica dei nostri figli, vogliamo fare di più, vogliamo migliorare l’impatto ambientale del nostro quotidiano.
Il punto è che ci disturba l’incertezza. Ci secca non avere ancora capito se mangiando o bevendo bio facciamo la cosa giusta. Se bio è davvero meglio.
E per capire, dobbiamo partecipare alla guerra di opinioni, ricerche, cifre. Ogni giorno un nuovo studio smentisce il precedente. C’è sempre qualcuno pronto a instillare dubbi.
1. Non è vero che il cibo bio è più ricco di nutrienti, come vitamina C, antiossidanti e minerali. Il contenuto di antiossidanti e micronutrienti nell’ortofrutta dipende da numerosi fattori: varietà, freschezza, latitudine, condizioni climatiche; elementi che influiscono più del metodo di coltivazione.
2. Non è vero che biologico è sinonimo di sostenibile. Con il boom degli ultimi anni bio non necessariamente implica locale (cioè prodotto nel raggio di pochi chilometri), stagionale e, per l’appunto, sostenibile. I pomodori Messico sono coltivati sfruttando la manodopera locale, con metodi d’irrigazione intensiva e devono percorrere migliaia di chilometri a bordo di aerei o camion per giungere a destinazione.
3. Non è vero che che i metodi naturali siano buoni a prescindere. Alcuni pesticidi organici si sono rivelati tossici per la salute e sono stati messi al bando in Europa. Il rame presenta problemi perché si accumula nel terreno, le piretrine uccidono anche le api, oltre agli insetti infestanti.
4. Pesticidi e fertilizzanti utilizzati nell’agricoltura convenzionale non sono tossici. Negli alimenti è stabilito un limite massimo, precauzionale, e inferiore al livello tossicologico accettabile. Basta sciacquare la frutta e la verdura per eliminare anche quel poco di residuo chimico rimasto sulla superficie.
Ecco, cosa vi dicevo? Dobbiamo davvero trovare il modo di capirci qualcosa. E nel frattempo, che bio ce la mandi buona.
[Crediti | Link: Agi, Oggi Scienza. Grazie per la segnalazione a Dario Bressanini]