Sarebbe ora di leggere una guida alla città di Tallinn che non menzioni come primo fatto che nella capitale estone si trovino “le donne più belle del mondo”, e l’articolo che segue è proprio questo, se non che, ovviamente, con questo attacco ho invalidato un po’ la premessa.
In ogni caso, qui mi dedicherò a convincervi a considerare Tallinn, capitale dell’Estonia, come possibile meta per il vostro prossimo weekend di vacanza. Ecco perché:
Cominciamo con l’aspetto più squisitamente turistico: Tallinn ha un incantevole centro medievale perfettamente preservato, ma il legame con il passato non si ferma lì: è una città medievale non solo in senso architettonico ma anche in senso Pulp fiction (“I’m gonna get medieval on your ass” cit.): è piena di storie sanguinarie e morbosette.
Per esempio c’è il Pozzo dei Gatti, che si chiama così perché i locali spesso si avvelenavano bevendone l’acqua contaminata, e alle loro menti di antivaccinisti ante litteram era parsa una buona idea sacrificargli degli animali, specialmente gatti randagi (chissà che miglioramento della potabilità l’aggiunta di gatto putrefatto à la The Ring).
E poi c’è quest’altra storia di un prete di nome Panicke il quale completamente ubriaco era andato in una locanda e aveva chiesto una frittata, e siccome l’aveva trovata dura come una suola di scarpa l’aveva rimandata indietro e gliene avevano rifatta un’altra che però a suo giudizio era altrettanto coriacea e allora l’aveva a) rimandata indietro e contestualmente b) aveva massacrato la cameriera con un’ascia.
Poi, preso da senso di colpa, si era consegnato alla giustizia ed era stato sommariamente giustiziato nella piazza principale. L’aneddoto è a tal punto parte del folklore locale che quando non ho finito un piatto al ristorante il cameriere mi ha chiesto se questo gli sarebbe costato la vita. L’ho rassicurato.
Secondo: è un luogo dove i tratti migliori del Nord Europa si uniscono ai più grandi pregi dell’Est: con questo intendo che a Tallinn si mangia molto bene –ed è senza dubbio il luogo migliore dove sperimentare la “Nuova Cucina Nordica” avendo un budget contenuto– però l’alcol qui è molto più economico che in Scandinavia (sono celebri le “booze cruise“, le crociere che collegano Tallinn a Helsinki: spesso i viaggiatori non scendono nemmeno, restano solo a bordo a bere approfittando dei prezzi bassi).
Già sento le vostre obiezioni: quindi secondo te, Sara, il meglio che l’Est Europa ha da offrire è alcol a prezzi da discount in grande quantità?
Prima di tutto: non sto parlando solo di quantità, ma anche di qualità. E in ogni caso c’è molto altro! Per esempio i grandi compositori russi.
E il caviale!
Tutto questo si può trovare al Restaurant Tchaikovsky, “una sinfonia di musica e cucina” come dice il sito ufficiale, il quale chiaramente non teme i cliché.
Il Tchaikovsky prende molto seriamente il tema Tchaikovsky, ed evita di distanziarsene: quindi si cena sulle note di Tchaikovsky, tutti i tovaglioli sono piegati in foggia in cigno, e per ogni tavolo uno dei tovaglioli è nero.
Se ora vi devo spiegare il collegamento tra Tchaikovsky e il Cigno Nero allora chiaramente prendete Tchaikovsky molto meno seriamente di quanto faccia il ristorante Tchaikovsky.
La sala è incantevole, ogni dettaglio è sontuoso. Chi tra voi sente la mancanza del tovagliato qui sarà molto felice. Inoltre: grandi lampadari di cristallo.
Nel menu, classici russi come blinis con il caviale e borsch con carne d’anatra si alternano a proposte più internazionali, sempre molto classiche/francofile. Attendetevi molte salse e molti fondi, il che – vi ricordo – è un’ottima cosa.
Ma dicevamo: Nuova Cucina Nordica. Tra i posti che ho apprezzato di più a Tallinn c’è Leib, che in estone significa “pane di segale” – un alimento base della cucina locale e la prima cosa che arriva in tavola insieme al burro.
Il clima qui è spesso inclemente, e come i loro vicini scandinavi anche gli estoni amano rendere gli interni accoglienti (lo so che siete stufi di sentire parlare di hygge, è legittimo, ma): Leib ha un bel camino e divanetti su cui deporsi con un sospiro soddisfatto per gustare piatti che strizzano l’occhio alle tendenze globali ma in realtà basati su ingredienti locali.
L’hummus di fave estoni con cavolo marinato e verdure croccanti, per esempio, era delizioso; come anche la zuppa di cipolle con uovo cotto a 63°C. e salicornia marinata (vostra per 6,50€! Giusto per darvi un’idea degli ordini di grandezza). Gli stessi proprietari hanno anche Umami.
Poco fuori città, a una quindicina di minuti di taxi dal centro, c’è l’incantevole Noa: una sinuosa struttura ipermoderna di legno, con enormi vetrate a parete che offrono una vista da cartolina su Tallinn, dall’altro lato del golfo.
Si mangia gomito a gomito con the beautiful people of Tallinn (occhiolino-occhiolino, sarà la mia unica concessione alla fama perlopiù meritata del luogo), godendosi il tramonto sul mare –il sito segnala sempre l’orario del tramonto, oggi per esempio è alle 21:29.
La stessa struttura ospita un ristorante gastronomico –molto ben recensito sulle guide– ma io ho cenato al ristorante informale: il menu è molto internazionale, anche come struttura – ogni piatto è un elenco di ingredienti, presente?
Un filo hipster, insomma, ma molto piacevole, ad esempio in piatti come una Ceasar’s Salad dove il ruolo del pollo è svolto dall’asparago grigliato, o la versione “scomposta” (portate pazienza) dello Skagen, il classico toast svedese di gamberi.
Della stessa proprietà ho visitato anche Tuljak, piuttosto simile come cucina, situato in uno splendido edificio anni ’60 restaurato con grande gusto.
Anche qui splendida vista sul mare –persone belle– cocktail buoni.
Per uno spuntino, il mio voto va a RØST Bakery & Café: ottimo caffè, pane fatto con lievito madre, cinnamon bun al giusto punto di pastosità/umidità/zuccherosità, e una pila di numeri arretrati del New Yorker da utilizzare per comporre quello scatto con cappuccino + buone letture che ogni ragazza di mondo desidera per il proprio Instagram.
Infine, a proposito di dimore di charme: io ho soggiornato all’Hotel Viru, che fu il primo grattacielo dell’Estonia.
Ai tempi dell’URSS era l’unico albergo nel quale gli stranieri fossero autorizzati a soggiornare, e girava voce che in ogni stanza ci fossero microspie che registravano ogni conversazione. Al crollo del regime saltò fuori che era vero: oggi la stanza da cui il KGB sorvegliava gli ospiti è un piccolo museo.
Da fuori ha un aspetto –diciamo– un filo sovietico, ma gli interni sono stati ristrutturati di recente ed è sorprendentemente accogliente.