Riunire pacificamente in un stesso locale vegani, vegetariani, crudisti e pure un banco di salumi, con gli immancabili formaggi?
Può sembrare un’impresa impossibile, se non pericolosa, eppure a Roma qualcuno pare esserci riuscito.
Questo qualcuno è Massimiliano Valenti, chef di “Fiore, crudo e vapore”, locale recentemente aperto da 4 soci in Via Boncompagni, con tanto di regolamentare terrazza verde in pieno “New York Style”.
L’idea del locale è quasi francescana (pare tiri molto, in questi tempi), vale a dire un’idea “del buono e del bene”.
E se per quanto riguarda “il buono” è auspicabile il riferimento ai sapori del cibo proposto, non si capisce se “il bene” riguardi la cura messa nella preparazione dei piatti o la tentata pacifica convivenza tra vegani e carnivori.
Ad ogni modo, nel locale si trova davvero di che accontentare tutti i palati, in ecumenico convivio. Non c’è infatti intolleranza, allergia o regime alimentare a cui non venga proposto un degno pasto.
Anche se, nell’ottica del “tutti possono mangiare”, non vengono dimenticati i tradizionalisti, gli amanti del classico menu primo, secondo, contorno e dolce (piatti a 14 €) o dei classici taglieri (dai 9 ai 30 €).
Infatti accanto all’ampia offerta di smoothie con nomi di divinità varie quali Poseidone, Dioniso, Icaro (7,50 € se di dimensione media) e a una notevole varietà di estratti e centrifugati, insalate vegane e vegetariane (10 €), per i seguaci del genere, troviamo anche, ad esempio, i “panieri al vapore” (15 € l’uno), ricchi piatti unici cucinati al vapore modello matrimonio dei tempi andati.
Per quanto riguarda l’ambientazione, terrazza fiorita a parte, il locale è dotato di un ampio spazio ove troneggia (ormai immancabile) un’ isola centrale con cucina a vista, il servizio è efficiente senza essere asfissiante, elemento che da solo fa acquistare cento punti in più al locale.
Per quanto poi riguarda l’elemento principale, vale a dire la cucina, abbiamo testato accuratamente il menu, partendo subito con un tris di antipasti –ovviamente vegani– composto da una tartare di avocado e cetrioli (onesta), spaghetti di zucchina al pesto di pistacchi (notevole) e un raviolo, uno, di barbabietola rossa, che i miei concittadini napoletani classificherebbero senza giri di parole con “sapev e poc” (anche perché, a onor del merito, non si può pretendere troppo da uno zucchino, una barbabietola ed un cetriolo, per quanto abilmente combinati).
Quindi, a seguire, il crudo di pesce, un ricco piatto con tonno pinna gialla, gambero di Mazara, calamaro (in cui erano finiti anche, inspiegabilmente, alcuni pezzi di gomma da masticare sotto le mentite spoglie di calamaro), ricciola e capasanta.
Il piatto successivo, il gazpacho di verdure con sorbetto al basilico e chips di pane integrale, ci ha sorpreso piacevolmente: il sorbetto stemperava l’acidità della brunoise di verdure (sedano, cetriolo) risultando armonico al palato, il tutto servito a basse temperature che regalavano una marcia in più.
Ma fin qui, l’avrete capito, abbiamo ovviamente scherzato.
Abbiamo iniziato a fare sul serio con il tagliolino cacio e pepe con guanciale e cipolla rossa fondente, che si sarebbe potuto tranquillamente chiamare con il suo nome, alias pasta alla gricia e che avrebbe potuto fare a meno del pastoso tagliolino a favore di un più consistente spaghetto.
Ad ogni modo, un piatto onesto nel suo insieme.
Poi, la spigola alle erbe fini con patata affumicata, sedano e mela verde ci ha permesso di gustare un piatto amabile, leggero e particolare, grazie anche alla lieve affumicatura e alla nota asprigna della mela, che donava al piatto un equilibrio interessante.
Abbiamo finito con il più classico dessert, il Tiramisù, declinato nella versione della casa, vale a dire con gelato. Buono, nulla da dire, ma ancora dobbiamo capire cosa c’entri il gelato, per di più a temperature di congelamento, con il dolce nazionale, e soprattutto se non sarebbe valsa la pena di offrire il dessert nella sua morbida e cremosa versione tradizionale, prevedendo magari in aggiunta un altro dessert a base di solo gelato.
Per tirare le somme, un locale con una grande varietà di piatti e di cucine (tutte buone, tutte lievemente impersonali), da sperimentare anche nell’ampia terrazza con vista sulle verdi erbette coltivate che regala quel “quid” in più di relax al vostro pasto.
Servirà ai vegetariani per salvarsi da pericolose tentazioni quali salumi nazionali e iberici, formaggi italiani o francesi.
Servirà ai carnivori per alleviare i sensi di colpa indotti dai plateau de fruit, le insalate, i centrifugati e gli smoothie con latte vegetale.
Ammesso che entrambi, vegetariani e carnivori, accettino la convivenza.
Fiore, Crudo e Vapore
Via Boncompagni 31
Roma