“Con l’arte e con l’inganno si vive mezzo anno, con l’inganno e con l’arte si vive l’altra parte”.
Era questo il motto dei famosi “birbanti”, i banditi che secoli fa imperversavano sull’Appennino ligure mangiando e bevendo a sbafo.
A dimostrazione del fatto che non è stato certo Roland —lo scroccone tedesco che per mesi ha imperversato nei bar e ristoranti fiorentini— a inventare l’allegra pratica del mangiare e bere senza pagare il conto.
In tempi più recenti, l’arte è stata sublimata del re degli scrocconi, tal Ernesto Nizzola, un milanese che nei primi anni ’60 del secolo scorso riusciva ad alloggiare in prestigiosi hotel e a pasteggiare nei migliori ristoranti, sempre a scrocco, grazie a un astuto stratagemma.
Prima di raggiungere l’hotel preso di mira, si faceva precedere da una telefonata che informava che un pacco intestato al Dottor Nizzola era in attesa presso lo scalo ferroviario. Si faceva quindi prestare “solo per 10 minuti” i contanti dagli albergatori, per ritirare il famoso pacco, e se ne spariva intascando i soldi.
In questo modo il sedicente Dottor Nizzola ha truffato ben 93 albergatori.
Non era certo da meno l’elegante signore polacco che nel 1929, come riferivano le cronache dell’epoca del Corriere della Sera, si sedeva ai tavolini dei bar milanesi ordinando caffè, dolci e brioche con tanto di panna.
Una volta arrivato il momento del conto, l’astuto scroccone chiamava indignato il cameriere mostrandogli che dentro il caffè era finito un bottone, di fronte al quale il mortificato cameriere lasciava andar via lo sdegnato cliente senza tediarlo con questioni di saldi o pagamenti, ma anzi, profondendosi in scuse.
Quando l’elegante signore, che “sedeva sempre elegante e profumato” ai tavolini dei dehors venne bloccato, aveva già utilizzato 200 bottoni, moneta sonante per le sue laute colazioni gratuite.
Altrettanto gaudenti e spensierati erano anche i giovani russi che qualche anno fa si scolarono 92 bottiglie di champagne Crystal per un totale di 86.000 ero al Bilionnaire di Flavio Briatore, “scordandosi” di metter mano al portafoglio.
Meno gaudente, ma sempre iscritto alla categoria dei mangiatori a sbafo, era il cosiddetto “tristo mangiatore”, gioco di parole che in inglese ha un’assonanza con il “tristo mietitore”, ovvero la morte, e che alcuni anni fa impazzava in Nuova Zelanda: l’astuto scroccone si imbucava a ogni banchetto predisposto dai parenti per commemorare il caro estinto, rimpinzandosi con animo contrito di tartine e bignè gentilmente offerti.
Scrocconi, certo, ma anche specchio dell’umana arte di arrangiarsi.
[Crediti | Link: Corriere della Sera]