La lenta agonia del ristorante Trussardi alla Scala è finita: ne danno il triste annuncio Michelle Hunziker e il suo fedele spicchio di Emmentaler DOP.
A sancire la morte, quantomeno cerebrale, del ristorante milanese è un articolo in cui, con coscienzioso copiaincolla da comunicato stampa, si consuma il triste epilogo di un locale che fu.
La showgirl svizzera ha scelto di sotterrare le ultime vestigia patinate del ristorante già due stelle Michelin, dove in cucina tiranneggiava da par suo uno chef come Andrea Berton, facendo da consulente a Roberto Conti, il cuoco attuale, per un piatto di notevole spessore, rivisto in chiave “suisse cheese”.
Il Bon Bon Gourmet (sì, ho detto Bon Bon Gourmet, se potete perdonatemi) non è un’idea di Antonella Clerici febbricitante, ma una ricetta della casa a base di roll croccante di pane bianco con bresaola e misticanza.
Pane, bresaola, insalata (deglutire per non soffocare, please). Dicevamo: pane, bresaola e misticanza, a cui la consulente d’eccellenza Michelle Hunziker, che iniziò la sua carriera nel settore sfoderando il lato B del prosciutto svizzero, aggiunge del prezioso quanto indispensabile formaggio coi buchi.
Da Michelin a Michelle, che malinconico epilogo per il Trussardi alla Scala.
Dispiace, ma è andata così: da tempo si sapeva che il ristorante nel centro di Milano non godesse di buona salute, da quando Andrea Berton mollò baracca e burattini per cercare fortuna da solista. Fu poi la volta di Carlo Cracco consulente e Luigi Taglienti chef, ma sul limitare del 2014 fece i bagagli anche lui andando a cercar fortuna a Palazzo Parigi (che poi lasciò, ma questa è un’altra storia).
Insomma, perse le stelle, la discesa verso gli inferi era segnata. Certo, non ci aspettavamo che arrivasse così, fulminea e inesorabile, e nemmeno sotto questa forma che riesce a mescolare kitsch, pop, folk e latticini.
Non siamo scandalizzati per lo sponsoraggio o la pubblicità: ci è capitato un milione di volte di leggere menu stellati con nomi e cognomi di paste, Gorgonzola, macellai, prodotti. Tutti dobbiamo campare.
Ma esisteva un limite non ancora superato: l’affiancamento in qualità di consulente allo chef del VIP di turno. La tristezza e lo svilimento hanno fatto il resto, con l’aggravante di averlo fatto nel ristorante di famiglia.
Magari sarebbe stato meglio far sfilare la testimonial Emmentaler tra i tavoli del ristorante, come fa Belen al Ricci di Milano, per far parlare (anche) del formaggio, ma questo è stato il colpo di grazia.
Grazie Michelle, grazie per aver infranto i sogni di gloria del Trussardi alla Scala, il popolo di ben-mangianti milanesi se lo ricorderà.
[Crediti | Link: Italia Oggi, L’Eco di Bergamo]