Il fascino oscuro di saghe familiari o poliziesche che riguardano la mafia, la più antica e sanguinaria organizzazione criminale italiana, continua a raccogliere adepti nel mondo del cibo.
Soprattutto all’estero, dove il fenomeno reale è meno avvertito e quindi più distante dal comune sentire, i prodotti alimentari che rimandano agli “eroi” delle romanzate e accattivanti serie televisive stanno diventando sempre più popolari.
Abbiamo così prodotti con nomi che vanno dal “Caffè Mafiozzo” ai sigari “Al Capone”, dall ’amaro “Il Padrino” alle rosse spezie “Palermo mafia shooting”, passando per il limoncello “Don Corleone” o per il sugo “Sauce Maffioso” che, possiamo immaginare, di sicuro non sarà a base di pesto.
Se poi parliamo di ristoranti e pizzerie, il fenomeno diventa incontenibile: i locali intitolati a Cosa Nostra in ogni sua possibile declinazione si sprecano, e addirittura su Internet è possibile comprare un libro di ricette chiamato “The mafia cookbook” o comprare delle squisite caramelle candymafia, di cui possiamo provare a immaginare gusto e colore.
Ma ora, le cose stanno cambiando.
La Coldiretti, infatti, ha vinto la prima tappa della battaglia condotta contro la proliferazione di prodotti e locali che richiamano la mafia.
L’Ufficio marchi e disegni, divisione cancellazioni dell’Unione europea, ha infatti deciso di accogliere il ricorso dell’Italia per “l’invalidità del marchio alla catena di ristoranti spagnoli “La Mafia”- annuncia l’organizzazione degli agricoltori. Specificando anche però che la catena di ristoranti ha già presentato ricorso.
«Si tratta di una vergognosa strumentalizzazione di un marchio negativo non solo per l’isola ma anche per l’Italia” – commenta Coldiretti Sicilia. Che intanto ha riportato comunque una prima vittoria nella lotta allo sfruttamento del “marchio”.
Già nel 1984, inoltre, Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia e figlio del giornalista Pippo, che proprio da Cosa Nostra fu ucciso,aveva presentato un’interrogazione parlamentare per far modificare il nome alla catena di ristoranti spagnola.
Trovandosi sempre però di fronte a un netto rifiuto delle autorità spagnole, che dichiaravano di non poter intervenire, in quanto non sarebbe ravvisabile alcun collegamento diretto tra il termine “mafia” e la Repubblica italiana, ma che tale nome indicherebbe solo una generica organizzazione criminale, dedita al raggiungimento dei propri interessi, senza violare la legge spagnola sui marchi.
Oggi, invece, un primo passo è stato fatto e se il ricorso spagnolo non dovesse essere accolto, la catena di ristoranti dovrebbe levare il nome Mafia da ben 40 ristoranti, per un totale di 400 dipendenti.
Perché l’Italia non è sempre e solo spaghetti, non è sempre e solo mafia. L’Italia è un Paese bello, e col cuore grande, fatto di persone oneste e generose. E di sentirci connotare nel mondo intero sempre e solo in relazione ai nostri peggiori e più sanguinari esponenti, sinceramente non ne possiamo proprio più. Nemmeno in pizzeria.
[Crediti | Link: La Repubblica, Amazon]