Ma chi l’ha detto che si debba andare al ristorante soltanto per consumare il pasto, e che nei locali take-away, invece, sia obbligatorio acquistare il cibo per poi mangiarlo in solitaria a casa propria?
E chi l’ha detto che chi ordina un pasto con un’app, affidandosi a un’agenzia di recapito pasti a domicilio, abbia poi tutto questo grande piacere di consumarlo solo soletto nella propria cucina, tirandolo fuori da anonimi involti di plastica?
Non l’ha detto nessuno, non è scritto da nessuna parte. E’ solo una consuetudine dettata in gran parte dalla nostra pigrizia.
Ma se invece chi ordina un pasto a domicilio tramite app avesse piacere di condividere la cena in compagnia di sconosciuti seduti ad altri tavoli trascorrendo così una piacevole serata fuori casa?
Questo è l’interrogativo che si è posta American Express in compagnia di Wolf –la catena di recapito cibo a domicilio tramite app attiva in Svezia, Estonia e Finlandia– e che ha aperto in gennaio a Helsinki, in Finlandia, “Take in”, un singolare locale pop-up, come scrive il Telegraph.
Al Take in il cliente arriva nel locale, predisposto per 50 coperti, si siede e mette mano al proprio smartphone. Da qui, tramite la app di delivery food, ordina il proprio pasto a uno dei ristoranti aderenti sul territorio cittadino, che provvederà a farlo consegnare non al domicilio del cliente bensì nel singolare locale.
Il ristorante per lupi solitari pentiti non è provvisto di cucina e non serve quindi alcuna pietanza propria, ma fornisce ai clienti regolari posate e, su richiesta, anche i piatti.
Non è previsto alcun costo aggiuntivo, oltre a quello dei pasti, per l’accesso al locale, né è necessaria alcuna prenotazione.
Due giornalisti di Munchies, sezione gastronomica di Vice, hanno testato l’inusuale ristorante, riportando le loro impressioni.
Al Take in si arriva, ci si siede e si dà un’occhiata tramite smartphone alle proposte dei venti ristoranti aderenti. E’ da notare, riporta Vice, che i ristoranti fornitori non hanno diminuito il loro prezzo per i pasti da recapitare al Take in, e quindi spetterà a ogni cliente valutare se vuole veramente spendere diverse decine di euro per ritrovarsi a mangiare del cibo tirato fuori da un involto di plastica, per quanto riciclata.
Trascorsi circa quaranta minuti dall’ordinazione, arriva il vostro pasto, bello caldo e cotto a puntino.
In realtà, quando i giornalisti di Vice si sono recati nel locale, vuoto, e con lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso per tenere d’occhio eventuali clienti con cui esercitare l’arte del convivio, le uniche due volte che l’evento si è verificato è stato per far entrare il fattorino che portava delle pizze a un paio di coppie, che hanno provveduto a consumarle per conto loro, appartate in un angolino sul retro.
E alla precisa domanda rivolta alla cameriera sul modesto affollamento del locale, la serafica risposta è stata che “nel tempo in cui ho lavorato qui, il locale non è mai stato completamente invaso dai clienti, anzi, è stato molto tranquillo”.
Che suona come un modo cortese e aziendalmente corretto per dire qualcos’altro.
Il particolare ristorante ha chiuso i battenti lo scorso 4 febbraio, e non si sa se l’esperimento avrà un seguito con una versione permanente, magari in altre città: “Non abbiamo fatto piani così a lungo termine – ha risposto Lotta Wickman- responsabile generale della Wolf – Dobbiamo ancora vedere come sarà andato questo esperimento”.
Chissà, magari potrebbe chiedere un parere alla cameriera, che in merito sembra avere le idee molto chiare.
[Crediti | Munchies Vice, Telegraph]