La gente fa cose stupide, io faccio cose stupide, continuamente.
Pagare il biglietto del cinema per vedere Titanic venti volte di seguito, comprare Playboy per leggere gli articoli, fare la fila e sborsare otto fruscianti dollari per mangiare una palla di gelatina condita che sembra una protesi mammaria.
Succede a New York, dove sennò.
E sto parlando di una torta (!?) che conoscete bene: l’ormai famosa Raindrop Cake.
8 dollari, 7,05 euro.
Su Amazon.com ci comprate un pulsante per le stronzate (“That was bullshit!”), un oggettino appropriato per la ricetta perfetta di oggi.
Hai rifatto la torta raindrop cake di cui parlano tutti? E il Cronut? Vuoi dire che esiste un dolce più inutile del macaron?
Queste e altre risposte all’interno del post.
Origini
Come sospettavo, la ricetta della Mizu shingen mochi è vecchia come il cucco, c’è gente messa peggio degli hipster di Brooklyn che la fa con i glitter e la chiama Unicorn Tear (lacrima di unicorno).
Trattasi di un trademark della Kinseiken Seka Company, situata nella città di Hokuto, prefettura giapponese di Yamanashi.
E la notizia non è che Darren Wong, spacciatore di protesi col baracchino allo Smorgasburg, abbia fatto la scoperta dell’acqua rassodata, la notizia è che Hokuto esiste davvero.
Tentativo n°1
Dosi:
500 ml di acqua
15 g di agar agar
12 g di zucchero semolato
Fonte: Hey! It’s Mosogourmet!! (!!!!!!!!)
Acqua ce l’abbiamo, agar agar (gelificante di origine vegetale) comprato, ho trovato pure kuromitsu (melassa giapponese) e kinako (farina di soia tostata).
In cima alla playlist di Youtube, il video tutorial di Mosogourmet datato 29 Agosto 2014.
La faccenda pare semplice: basta fare un mix di zucchero semolato e agar agar, versare poca acqua alla volta e sciogliere il tutto nervosamente, facendo molto rumore.
Un salto sul fornello, lasciar sobbollire per qualche minuto, colare negli stampi e far rassodare in frigorifero per qualche ora.
Aspettative: una palla tremula e trasparente, uguale e spiccicata a quella di Darren Wong.
Realtà: due semisfere di poliuretano espanso, opache e deturpate da una gragnuolata di microscopici crateri.
È evidente, Mosogourmet ha fumato ghiandole di pesce palla.
Mai preparata una porcheria simile prima d’ora, è il primo cibo della mia vita che rassomiglia ad un materiale edile.
Decido di riprovare, la curiosità è donna, e ti fa fare un sacco di cazzate.
Tentativo n°2
240 ml di acqua minerale
2 g e ½ di agar agar
1 pizzico di zucchero
Fonte: Medium
Occhei Rossella, prendi e porta a casa, tu sai fare la Torta delle 4 città, ricordi?
Decido di lesinare col gelificante, le bocce prostatiche di prima mi hanno traumatizzata.
Stessa procedura, rapporto agar/acqua differente, medesimo risultato.
Due sferette gommose, più morbide di quelle appena gettate nel bidone dell’umido, ma egualmente ripugnanti.
Tentativo n°3
160 ml di acqua
0,2 g di agar agar
un pizzico di zucchero semolato
Fonte: Krist Yu
Da un eccesso all’altro, dal quartetto d’archi al reggaeton.
Prima di sfoderare il bilancino da precisione, decido di comprare in farmacia un altro barattolo di agar agar, il terzo della serie.
Agargelosio, gelosina, ittiocolla vegetale, gelatina cinese o giapponese, per gli amici E 406.
Osservando i filmati dei colleghi giappo, tipo questo, ho notato che la polvere utilizzata in ricetta è visibilmente più chiara, di un bianco puro.
Ho pensato che l’agar utilizzato in laboratorio fosse quello giusto.
Sbagliato.
Eseguo la procedura a memoria, miscela a freddo e poi fornello, la soluzione è comunque opaca e lattiginosa.
Risultato: gelatina troppo molle. Capovolgo lo stampo in silicone e le semisfere si trasformano in un blob informe.
Infierisco sul piattino come farebbe Godzilla sui grattacieli di Tokyo.
Come si dice “fottiti” in giapponese?
Tentativo n°4
450 ml di acqua
1 g di agar agar
1 g di zucchero semolato
Fonte: emmymadeinjapan
Giuro che questo è l’ultimo, lo giuro sulla Saint Honoré.
La videoricetta inizia con i fallimenti di Emmy, anche lei vittima dell’internet truffaldino e di quell’infame di Mosogourmet.
Scatta la solidarietà, la ragazza sembra a posto: mi faccio coraggio e riprendo bilancia e provette.
Risultato: Ta-daaaaaan! È lei, la tetta gelatinosa più famosa del web, Brazzers a parte.
Siamo ancora lontani dalla trasparenza della goccia originale, per ottenerla avete bisogno di una tipologia di agar differente, ma la consistenza sembra perfetta (allego gif animata per gli scettici).
L’assaggio della raindrop cake
Va bene esaltarsi con poco, “Guarda come rimbalza!”, ma tra un gridolino di gioia e l’altro andrebbe pure assaggiata.
Per completare il dolce (non ridete) adagio un cucchiaio di farina di soia e tostata e un cucchiaio di sciroppo nero ai lati della goccia.
Esame olfattivo: puzza di biscotti per cani
Consistenza: bizzarra, come acqua imprigionata in una membrana croccante. Uno spasso tenerla tra le mani, proprio come una tetta vera.
Sapore: POCO. Rinfrescante, questo sì, la farina di soia ha un retrogusto di arachide tostato, lo sciroppo è l’unico ingrediente che salverei dei tre.
E’ un po’ come masticare una gelée di frutta, solo più umida.
Forse sostituendo l’acqua con un altro liquido (tè, caffè, succo di frutta) potremmo dare un senso alla prima supercazzola della pasticceria.
Esperimento terminato, la mia Raindrop cake comincia a sciogliersi lentamente, e quasi mi sembra di sentire una voce provenire dallo schermo: ma una bella torta della nonna, no?
[Crediti| Link: Youtube, Raindrop Cake, Amazon | Immagini: Rossella Neiadin]