Su al nord la chiamiamo anguria, giù al sud si usa il nome corretto che è cocomero.
Ma la sostanza non cambia: il gigante frutto dell’estate mette tutti d’accordo.
Piace ai goderecci e a chi sta attento alla linea, ai carnivori e ai vegani, ai grandi e ai piccini.
E se una fetta, dalla Costiera alle Cicladi, non si nega a nessuno, è vero che tanta delizia è sprecata se confinata al fine pasto, gustata nature.
Perché con la polpa di cocomero si possono fare tantissime cose.
Con la carne e con il pesce
Ho constatato la sua versatilità assaggiando un piatto di Matteo Felter del Fagiano, ristorante del Grand Hotel Fasano di Gardone Riviera.
Letto in carta, il nome del piatto in questione lasciava un po’ interdetti: Piccione su crema di porri grigliati con foie gras d’oca affumicato e anguria al vino Porto.
Sì, la perplessità nasceva da quell’anguria (a sferette marinate) che la prima cosa che mi ha fatto esclamare è stato: che ci azzecca?
Eppure, ci azzeccava. Perché se c’è una cosa che la nostra (o il nostro, secondo latitudine) sa fare è rinfrescare, sgrassare, alleggerire.
L’esperimento di abbinare cocomero e carne può essere interessante e facilmente replicabile, da provare con pollo o anatra glassati e persino con una salsiccia dolce spadellata. E poi, se va bene prosciutto e melone, perché non provare anguria e speck, cocomero e salame?
A chi piace, si può fare anche un giro al mare: gamberi al vapore o alla piastra, bocconcini di pescatrice, capesante scottate, baccalà o merluzzo carbonaro lessati e divisi a scaglie.
Trovo che l’abbinamento con il pesce possa essere indovinato e funzioni sia per affinità (dolcezza con dolcezza nel caso dei crostacei) che per contrasto (dolcezza e sapidità, per esempio con il baccalà).
Molto estivo e anche cromaticamente interessante, che non guasta.
Nei contorni e con i formaggi
Ottimo mescolato con pomodori e cetrioli (questi ultimi, non a caso, della stessa famiglia botanica), il cocomero può essere aggiunto a ogni genere di insalata verde e croccante, come tenera lattuga o rucola piccantina, che crea un bel gioco di sapori.
A proposito, nella versione salata, il tocco in più è una grossolana macinata di pepe nero.
Se poi avete accesa la brace, passateci le fette tagliate spesse, se vi piace velate di miele. Sale, pepe ed ecco un contorno inaspettato per il vostro barbecue.
Ottimo anche con i formaggi, ancor più se ne fate una composta, una sorta di chutney con cipolla rossa, zucchero, aceto e grani di senape.
Qualcosa di più fresco? Sperimentate una caprese di bufala dove il rosso siano fettine sottili di cocomero e il verde il classico basilico, che con la frutta va sempre a nozze.
Nei dessert e nei drink
Il gelo di melone siciliano è forse la delizia più universalmente nota che vede protagonista il cocomero: una sorta di gelatina tremolante e scintillante, molto bella da vedere e deliziosa da mangiare, più ancora se guarnita da pistacchi o mandorle, profumata al gelsomino o al fior d’arancio, speziata al garofano o alla cannella.
Più semplici, ma ugualmente invitanti, le versioni granita e sorbetto, così come una macedonia minimal, marinata nel vino dolce.
E arriviamo così al capitolo alcolici. Numero uno, la vodka. Provatela in un cocktail di polpa frullata con zucchero di canna, menta e succo di limone o lime. Lo stesso mix può scegliere il rum per inventare un mojito rosso o il prosecco per un aperitivo più leggero.
Volete strafare? Servite il drink in mezze angurie baby svuotate, con tanto di cannucce e ombrellini: non fa tanto estate?
Ma come si compra?
A questo punto, vi starete domandando perché non vi ho raccontato come scegliere a colpo sicuro il cocomero migliore, quello sugoso e dolce, che è un piacere anche solo addentare facendo colare succo giù per il mento.
La risposta è semplice: perché non lo so.
C’è chi bussa per sentire se il gigantesco frutto suona pieno o rimbomba a vuoto, chi lo soppesa, chi lo scuote, chi lo solleva ad altezza viso nel tentativo di annusarlo e cogliere, attraverso la scorza spessa, l’inconfondibile fragranza.
Tutte operazioni che lasciano il tempo che trovano ma, in genere, fanno indispettire il fruttarolo.
Sicché, siate temerari: acquistatelo per simpatia, in base all’aspetto esteriore, scartandolo se presenta spaccature, tagli, ammaccature evidenti.
L’unica cosa che vi concedo è scrutare, attraverso il cellophane che l’avvolge, la polpa delle mezze angurie o degli spicchi già tagliati per cercare di capire se sia abbastanza umida o, al contrario, asciutta e secca.
Per il resto, siate temerari e affidatevi alla buona sorte: del resto, il bello del cocomero è – anche – la sorpresa.