SE POTESSI TORNARE INDIETRO NEL TEMPO E RIAVERE I TUOI SOLDI DA UN RISTORANTE, QUALE SAREBBE?
L’11 agosto 2011 alle 21:33 gumbo chicken ha detto:
(1) “L’ultimo che mi è capitato, quest’estate, sta su tutte le più importanti guide con buon punteggio e commenti lusinghieri anche in giro per il web. Tempi di servizio talmente lunghi che subito dopo l’antipasto è arrivato un cameriere a chiedere se volevamo il dessert: “Veramente stiamo ancora aspettando il primo e altro vino!” “Oh!” In compenso i piatti avevano un aspetto tipo pensione completa in triste alberghetto di provincia – ma cucinati anche peggio. Un paio di portate a testa e un solo dessert, totale più di 100 euro in due. Peròòò … io non scrivo anonimamente così male di un locale a meno che non abbia avuto il coraggio di dirgliene quattro in diretta. In questo caso non è successo, quindi il nome non lo dico!”
SCOPRI COM’E’ AGEVOLE CRESCERE UN FIGLIO GASTROFANATICO.
Il 9 agosto 2011 alle 20:45 anto ha detto:
(2) “In gravidanza mi sono nutrita di TUTTO, sono una buona forchetta e pochissimi sono gli alimenti a me non graditi eppure …. ho un figlio che per anni ha mangiato solo pasta col pomodoro e patate (e adesso a 23 anni è migliorato di poco, forse la notte prima di partorire non avrei dovuto mangiare la cassoeula …)“.
UN LIBRO, UN PIATTO E UN VINO DA METTERE NEL “CESTO LETTERARIO”.
Il 9 agosto 2011 alle 15:44 she-wolf literary award ha detto:
(3) “Milena Agus – Mal di pietre. Con pasta alla norma con un bianco sardo tendente all’arancio. Chissenefrega dell’abbinamento, sono troppo impegnata a leggere.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa – Il Gattopardo. Con tutta la pasticceria siciliana, accompagnata da una Malvasia delle Lipari che abbia un vago sentore di cipria. Per l’unico libro impostomi dalle prof a quindici anni che abbia veramente amato.
J.M. Barrie – il doppio Peter Pan (anche il primo quello nei giardini di Kensington). Con un gelato artigianale, fatto il più vicino possibile a casa. Accompagnato da acqua di fonte. Per ringraziare il cielo di essere nati in zona Mediterraneo e di aver avuto dei genitori decenti.
Italo Svevo – La coscienza di Zeno. Con un Whisky Single Malt, leggermente torbato. Rigorosamente invecchiato, rigorosamente senza ghiaccio. Whisky e libro, antipatici e incompresi da giovani, amati e apprezzati dopo i cinquanta“.
Il 10 agosto 2011 alle 10:57 lafra ha detto:
(4) “Mio marito dice: tutta la vita pasta al forno e involtino di carne al sugo… come quando ero piccolo in vacanza in Puglia, la domenica con nonni, zie anziane (che si immergevano fino al polpaccio tirando su la gonna), tavoloni e sedie sotto gli ombrelloni! Immancabile anche il vino rosso!“.
il 10 agosto 2011 alle 19:49 GianPo ha risposto:
(5) “Negli anni ‘70, campeggio sul Gargano (mangiavamo pane e pomodori in gommone al largo, bagnando il pane (enormi pagnotte rotonde comprate a Monte Sant’Angelo) nell’acqua di mare, innaffiando con l’olio e schiacciandoci sopra i pomodori … allora si poteva, ora potrebbe essere letale“.
L’8 agosto 2011 alle 23:56 Mammamsterdam ha detto:
(6) “Da piccola ho assaggiato il cacio marcetto che mio padre, da buon abruzzese, si procurava da certi suoi traffici con amici pastori. Il cacio marcetto in fondo è un ottimo esempio di recupero scarti, il nostro si faceva in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente in cui inserire i pezzi di formaggio diversamente simmetrici o resti vari, aggiungendo del latte non pastorizzato e le larve, ho la visione di questo barattolo in terrazzo, perchè mia madre in casa non lo voleva, e una volta dei bambini in visita lo hanno aperto e poi sono venuti a chiedere se i vermi li dovevano inseguire e rimetterceli dentro prima di richiuderlo“.
L’8 agosto 2011 alle 17:53 La Linea (Mauro) ha detto:
(7) “Ammetterai che in certi posti anche la pasta alla bolognese diventa un esperimento al limite del gastroenterico“.
PROVA D’ASSAGGIO: IL PESTO FRESCO.
L’8 agosto 2011 alle 15:25 Pigi ha risposto:
(8) “Il pesto senz’aglio è l’equivalente del ragù alla bolognese senza carne. C’è chi lo preferisce, chi se lo fa andar bene lo stesso e infine chi ucciderebbe per l’affronto. Io di norma taglio i contatti con chi fa il pesto senza aglio, specialmente se gli devo dei soldi (son genovese)“.
L’11 agosto 2011 alle 22:28 Roberto Panizza ha detto:
(9) “Credo che il pesto sia una salsa e non una religione. E che come tutte le salse possa essere fatta bene o male, a seconda degli ingredienti che si usano, della competenza, dell’amore che ci si mette, degli obbiettivi commerciali che ci si pone. Il pesto è anche diventato negli ultimi anni il simbolo della cucina genovese, della sua tradizione e della sua cultura. Un occasione per parlare, avvicinare e approfondire. Poi è molto bello fare il pesto al mortaio, lo so bene, ed è anche sempre più buono a parità di ingredienti. È anche bello coltivare il proprio basilico ( a proposito, dove? ). Però qualche vasetto io lo assaggerei. Si potrebbero avere delle gradite sorprese. Guarda un po’ se devo difendere il pesto degli altri…”
L’8 agosto 2011 alle 13:02 Pigi ha detto:
(10) “Il pesto in vasetto è roba da milanesi“.