Da ieri, ogni gastrofanatico il cui cognome comincia per “Ber”, e finisce per “Nardi” pensa seriamente alla rivolta indiscriminata contro l’Unione Europea. Effetti collaterali del Regolamento Mediterraneo che dal 1° giugno azzera buona parte della “piccola pesca” italiana specializzata in ghiotte minutaglie tipo: seppie, calamaretti, telline, bianchetti, rossetti, latterini, frittura di paranza. E scusate il minimo sindacale di buone maniere, ma la carogna non è scesa nemmeno leggendo difese della nuova legge da parte di venerabili guru del pensiero eco-gastronomico (Carlo Petrini ha scritto che Slow Food invita da anni a dire no ai pesci a rischio di estinzione).
Quasi mi fa simpatia, ma pensa te, la ribellione federalista di Arrigo Cipriani, patron del leggendario Harry’s Bar di Venezia, che rassegnato sulle capacità del ministro delle Politiche Agricole, si appella al (Giancarlo) Galan pescatore. Già i pescatori, dopo il Regolamento Mediterraneo si stima una brusca caduta di reddito per 3 mila addetti, e aumenterà la dipendenza italiana dall’estero, da dove arriva il 60% del pesce che mangiamo ogni giorno. Per non parlare dei ristoranti, addio a risotti con le seppioline, tagliolini con la neonata, antipasti di telline e cannolicchi.
Fammi scrivere subito che questa non è apologia gastrofanatica, non siamo biechi egoisti che parlano di ambiente, sostenibilità e rispetto delle risorse solo quando ci fa comodo.
Spiegatemi però, come mai la frittura di pesce sì e il tonno rosso no.
Negli ultimi 40 anni la presenza di tonno rosso nel Mediterraneo si è ridotta dell’80%. Il grande colpevole è il Giappone, che per saziare la smodata fame di sushi compra il 90% del tonno rosso venduto all’estero aggirando le quote stabilite dall’Unione Europea. Come ci riesce? Attraverso un trucco che conoscono tutti, l’allevamento. I tonni pescati in mare vengono fatti ingrassare in grandi gabbie e venduti come prodotti di allevamento. Solo che in questo caso la Commissione Europea non decide, nonostante il Principato di Monaco abbia proposto di inserire il tonno rosso tra le specie protette perché in via di estinzione.
Per capire come la pensa l’elettorato di questo blog ripeto la domanda, perché la frittura di paranza (Italia) sì, e il tonno rosso (Giappone) no?
[Fonti: Repubblica, immagine: Flickr/IllusionTom]