[Come si mimetizza il desiderio] Tra i miei bookmark spiccano due nuove cartelle: pani-irrinunciabili e companatico-per-pani-irrinunciabili. Ragion per cui ho appreso dell’esistenza di 300 diversi tipi di pani italiani brindando con doppia razione di Supradyn. 300 sono troppi, la mia personale collezione di pani mangiati almeno una volta nella vita avrà inevitabilmente tanti buchi nella trama. Però mi consola che mangiar pane come se non ci fosse domani è uno sport nazionale, dire pane equivale a dire Italia più di, nell’ordine: pasta, vino, formaggio, olio e pomodoro. E 4 italiani su 5 lo comprano ogni giorno, preferibilmente artigianale.
Ma il punto è che ogni regione ha il suo pane con tanto di sapore unico dovuto a ingredienti imponderabili tipo aria, acqua, clima della zona e io solo al pensiero m’ispessisco (cosa si fa per non scrivere ingrasso).
Fortunatamente a mettere le cose a posto ci pensate voi, che son sicuro avrete una ferrea e ben argomentata opinione su QUALE PANE REGIONALE VA PROVATO ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA. E da veri addicted, anche del companatico migliore da metterci dentro. Marò, che fame!
Per facilitare l’esercizio ho predisposto un elenco dei principali pani italiani diviso per regioni. Allora, ricapitolando: aiutate la mia personale collezione ad avere meno buchi nella trama suggerendo quali pani regionali vanno provati almeno una volta nella vita, e con quale companatico.
ABRUZZO_
Polifemo, provincia di Teramo, le forme arrivano a pesare anche 3 Kg. Pane di Cappella, provincia di Chieti, forma allungata e peso di circa 1/2 Kg.
BASILICATA_
Panella, pagnottina cotta nel forno a legna. U felattd, provincia di Matera, ciambella fatta per la festa dell’Immacolata.
CALABRIA_
Pitta, focaccia dalla forme tonde con il buco in mezzo.
CAMPANIA_
Pane cafone, liscio e tondeggiante prodotto in tutta la regione.
EMILIA ROMAGNA_
Piadina, a volerla considerare pane. Con le farciture ci si può sbizzarrire: erba e squaquerone appena fatto, ancora caldo, sono da giù di testa. Coppia ferrarese, pasta stirata, tagliata a strisce e messa in macchina per la formazione delle coppie.
FRIULI VENEZIA GIULIA_
Pan de frizze o pane dell’inverno friulano. Ordigno calorico impastato con uova, ciccioli di maiale, burro e lardo.
LAZIO_
Pane di Genzano, completa la lievitazione in grosse casse di legno, dove viene cosparso di cruschella prima di essere infornato.
LIGURIA_
Carpasina, provincia di Imperia, pane d’orzo biscottato, piuttosto duro, dal tipico colore dorato. Ciappa, che in dialetto ligure significa pietra sottile, vale adire l’ardesia usata per cuocere dei dischi sottili di pane.
LOMBARDIA_
Mantovano, a forma di pagnotte che pesano dai 100 a 500 grammi.
MARCHE_
Integrale, provincia di Pesaro, fatto con la farina integrale. Filone casareccio, il pane di tutti i giorni.
MOLISE_
Parrozzo, cioè pane rozzo arricchito di sale e patate preparato ormai in tutta la regione.
PIEMONTE_
Mica, provincia di Torino, in forme da mezzo chilo.
PUGLIA_
Friselle, provincia di Lecce, a forma di filoncino o di ciambella, tagliate con un filo a metà cottura. Pane di Altamura, lavorato due volte prima di essere infornato.
SARDEGNA_
Pane Carasau o Carta da musica, provincia di Sassari e Nuoro. Due volte in forno, in mezzo, il taglio in due parti delle sfoglie.
SICILIA_
Pane forte, pagnotte da 100 g. aromatizzate con il sedano.
TOSCANA_
Pane toscano, con la tipica incisione della croce sul dorso. Il più famoso viene da Altopascio.
TRENTINO ALTO ADIGE_
Pane di segale, scuro e profumato, impastato con la segale integrale.
UMBRIA_
Pane di Terni, pagnotte infornate unite per essere divise a cottura terminata.
VAL D’AOSTA_
Pane di segale, buono per tutte le occasioni, ma a Natale inzuppato nel vino o addolcito con lo zucchero. O ancora spalmato di fiocca, la panna montata con la frusta di legno.
VENETO_
Ciabatta, ormai un pane nazionale, prende il nome dalla forma schiacciata e allungata.
[Crediti | Link: Ansa, immagini: Lido Vannucchi, Google]