Gente che si accapiglia agli scaffali, altri che fanno la fila di notte fuori dai grandi centri commerciali per potersi accaparrarsi ancora qualche piccola scorta di Marmite. In Nuova Zelanda lo scenario è apocalittico ma non è la trama di un film, è la realtà di quello che sta accadendo dall’altra parte del mondo dove l’economia trema per l’esaurimento le scorte.
La marmite è una crema che viene spalmata sui toast a base di estratto di lievito ottenuto dal processo di produzione della birra. Il suo aspetto è appiccicoso, di colore marrone scuro e dal forte odore e dal sapore caratteristico, si usa sia come alimento per i bambini, sia per colazione e perfino negli spaghetti. Può essere paragonata, solo come modalità di utilizzo, allo sciroppo d’acero canadese oppure al burro d’arachidi americano. Nessuno è risparmiato dal panico che segue l’astinenza da Marmite: anche il primo ministro neozelandese John Key sta razionando le sue scorte, come un normale cittadino.
La crisi è scoppiata dopo che un terremoto dello scorso febbraio ha gravemente danneggiato l’impianto di Christchurch, l’unico che produce l’ambita crema in Nuova Zelanda, ed il gruppo alimentare Sanitarium che si occupa della produzione, ha fatto sapere che è tutto fermo mentre si cerca una zona più sicura dove portare gli impianti. Intanto, gli unici a sorridere di questo dramma collettivo nell’emisfero australe, sono gli australiani che producono Vegemite, prodotto rivale, già sostituito da una buona parte di neozelandesi in attesa che la situazione si normalizzi. Pensate che su alcune aste online una confezione di «oro nero» neozelandese è stata battuta fino a 100 dollari, contro i 4 dollari del prezzo sullo scaffale.
In questa parte del mondo, si è abituati fin da bambini a utilizzare questo prodotto, un alimento praticamente irrinunciabile, un po’ come la nostra Nutella. Ma ci pensate se da questo momento la crema spalmabile alle nocciole che da sempre accompagna la colazione degli italiani – come recita uno dei tanti slogan della Ferrero – cominciasse a scarseggiare sugli scaffali? Cosa succederebbe?
[Crediti | Link: Corriere.it. Immagine: Flickr/Los Cardinalos]