Cosa rispondo adesso? L’amica inglese in vacanza in Italia mi ha chiesto perché a Capri gettano liquami nel mare della Grotta Azzurra. Insieme stiamo leggendo dei due uomini chiamati Salvatore, dipendenti della “Ecology srl” di Castellammare di Stabia, accusati di «deturpamento di bellezze naturali», in una zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico. E di Carlo De Martino, il titolare del famoso stabilimento balneare “Bagni di Tiberio” arrestato mentre sversava in mare le bottiglie vuote lasciate nel suo stabilimento dai clienti.
Le dico che Capri non è più soltanto rocce di calcare; vedute meravigliose; l’allegra spruzzata di case bianche e pastello che colora le colline; la Piazzetta e il mare blu; le gite in barca; la casa di Curzio Malaparte incastonata nei Faraglioni; il porto affollato di yacht principeschi. Gli sbarchi contemporanei di migliaia di persone l’hanno resa meno vivibile, gli arrivi e le partenze ogni 5 minuti, il mare sporco… Pascal Vicedomini.
Ma non riesco a spiegare l’abitudine suicida di inquinare il mare, l’autolesionismo degli operatori che sporcano la prima fonte di ricchezza. Le pessime condizioni igieniche riscontrate ieri dal Nas (Nucleo antisofisticazioni dei Carabinieri) nelle cucine dell’hotel Weber Ambassador, 4 stelle, vista sui Faraglioni, prezzi che arrivano a 250 euro. Vergogne di questa estate minore che, complice la recessione, fa registrare un calo del 25% nel turismo mordi e fuggi, del 10% di quello stanziale e per la prima volta stanze libere a ferragosto.