Ho finito per credere a un Essere Superiore dopo aver mangiato il parmigliano reggiano suggerito da Massimo Bottura. Devo la scoperta della pizza con i superpoteri a Mauro Uliassi. Se non fosse per Arcangelo Dandini i rigatoni e la pasta Verrigni mi sarebbero sconosciuti. Questo per dire che quando uno chef consiglia, io e la mia carta di credito scodinzoliamo. Credo sia giusto, nessuno conosce la cassetta degli attrezzi meglio dei cuochi. E però, se uno di loro mi chiedesse: “Vuoi assaggiare il formaggio che ho fatto con il latte materno di mia moglie?“, non saprei come rispondere, francamente.
Non vi sto prendendo in giro, Daniel Angerer, lo chef del ristorante Klee Brasserie di New York, lo ha appena chiesto ai lettori del suo blog.
“Quando si parla di sapori, gli chef sono curiosi per definizione. Vogliono scoprire sempre cose nuove e capire come usarle.
E allo chef di origini austriache, il latte di sua moglie ricorda il sapore del latte di mucca che beveva “ancora caldo” da bambino. E che “diventava acido” il giorno dopo.
Da sette litri di latte materno ho ricavato due forme, il cui sapore, dopo un paio di settimane di invecchiamento, ricordava un formaggio a latte crudo — aveva tutti i profumi giusti e un gusto del tutto simile a un ottimo formaggio di mucca. Mi chiedete se si può usare il latte materno per fare il formaggio? Certo che si può”.
Angerer è così entusiasta del risultato da scrivere nel suo blog la spiegazione passo dopo passo di come si fa il formaggio, compresa la ricetta “Mommy’s Milk“. Tutto normale in apparenza. Tutto inquietante sapendo che si tratta di latte materno.
Il mio bambino ha un’ampia scorta di latte nel congelatore, così, sentitevi liberi di venire da noi per assaggiare il formaggio fino a esaurimento delle scorte.
Um…ecco, la domanda a questo punto diventa: malgrado sia un cuoco a consigliarvelo, voi lo assaggereste quel formaggio?
[Immagine: Daniel Angerer]