Ci sarà un giorno in cui saranno le barzellette a ridere di noi. Apro il giornale e penso che quel giorno sia arrivato. Nel deliberare le “linee guida per l’offerta di alimenti e bevande salutari nelle scuole” la Regione Emilia Romagna chiede agli istituti scolastici tra Rimini e Piacenza di abolire la mortadella e altri salumi (zampone, cotechino, salame, coppa, pancetta) e, non ce la posso fare, di limitare il consumo di piadina romagnola.
Scemenze per urangutan del Borneo al guinzaglio? No, la Regione detta le sue leggi alle mense scolastiche e abolisce (“sarebbe meglio evitare”) la mortadella, il cui nickname nel mondo è appunto Bologna. Non contenta, aggiunge alla blacklist dei cibi cattivi la piadina, che, basta la parola, è per definizione romagnola. Evidentemene in Regione imparano da piccoli il concetto di autogol.
“La mortadella è un prodotto sano, basta non esagerare”, protestano imbufalite le associazioni del commercio, “il diktat della Regione getta ombre sul nostro prodotto tipico per eccellenza con ricadute negative sia culturali che economiche”.
Alla Regione, per ritirare l’attestato “Divieto dell’Anno” mancava giusto qualche raccomandazione. Con cosa rimpiazzare dunque la mortadella molesta? Ecco i consigli: Prosciutto crudo magro dolce e il cotto (senza polifosfati aggiunti), oltre a lonzino magro e bresaola (non la sopporto più). E per assecondare la moda etnica, dentro il cous cous.
Come sarebbe prosciutto magro? Non ho niente contro l’uso dell’aggettivo magro, solo non presentatelo contemporaneamente a prosciutto, non mettete magro e prosciutto nella stessa frase. E’ un ossimoro, un coitus (alimentare) interruptus.
Mangiare a piccoli morsi, questo è il segreto, bambini, ‘che a tavola i divieti non funzionano.
Pensavate che questa settimana, la Regione Lombardia, intesa come Pirellone, avrebbe vinto a mani basse il campionato dei vaffa talmente chiari che non hai neanche bisogno di sentirteli dire?
Sbagliavate.
[Crediti | Link: Corriere Bologna, Immagine Flickr/Virgilio Pedrini]