1 euro e cinquantatre centesimi: è la cifra che spende un carcere italiano per il pasto di un detenuto. Un bimbo all’asilo, per dire, costa allo stato 5 euro circa, merendina esclusa. L’ultimo esempio e poi smetto, giuro: con gli 850 euro del conto pagato in Sardegna nutri per un giorno i 600 detenuti del carcere di Como, quelli che, incazzati neri per il pessimo rancio, hanno bruciato materassi e lenzuola. Carceri in rivolta per lo stesso motivo a Napoli, Perugia e Arezzo: cibo scarso e cattivo, servito in certi casi con del pane ammuffito (Firenze, carcere di Sollicciano). La rivolta era nell’aria se è vero quanto afferma alla stampa il garante dei detenuti, Franco Corleoni: “Da tempo raccolgo lamentele sulla qualità del vitto e anche sulla quantità. D’altra parte osservo che in Toscana il cibo distribuito nelle carceri ha un costo medio per detenuto di 1,53 euro a pasto, una cifra che deve far riflettere”. Nell’attesa che lo Stato rifletta, nelle carceri italiane è guerra, combattuta per un pezzo di pane e qualche briciola di dignità.