Hispaniola accolse Cristobal Colòn, in nome dei santissimi e cattolicissimi reali di Spagna nel 1492, e fu sede della prima colonia fondata nel 1493. Da allora iniziò il processo di esportazione della civiltà presso gli ingenui Taino che come è noto ne ebbero colossali benefizi. La storia tormentata dell’isola vide anche la divisione in due paesi: a Ovest la ricca, apparentemente, Repubblica Dominicana e a Est la poverissima Haiti, terra fertile per varie atroci dittature. Oggi a Santo Domingo reali e realisti occidentali più o meno decatuti continuano ad esportare la civiltà sottoforma di campi da golf, resort a mille stelle e capitali neri, mentre ad Haiti si continua amabilmente a morire di fame sotto regimi inetti, iniqui. Più facilmente inetti e iniqui.
A Santo Domingo i bancarottieri del mondo abitano attici da un milione di dollari e mangiano al Cafè Bellini mentre i caporali infieriscono sui nuovi schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero: in genere transfughi Haitiani. Come quella coppia raccontata da Claudio Del Punta nel suo “Haiti Cherie”, un film-uppercut che ognuno dovrebbe vedere. Fuggiti da Haiti per fame, schiavizzati a Santo Domingo nelle piantagioni, vedono morire il loro bimbo piccolo per fame. Quando cercano di seppellirlo i kapò non troveranno di meglio che violare la ragazza e malmenare lui.
E siccome la sfiga ci vede benissimo [citazione del filosofo nihilista Freak Antony] ecco il terremoto, cui il mondo guarda inebetito: magari dimenticando che questo è il dodicesimo terremoto devastante che colpisce la zona nell’ultimo mezzo millennio. Uno ogni cinquant’anni.
Strane le reazioni: un telepredicatore americano dice che se lo meritano, perchè fecero un patto con il diavolo per liberarsi del colonialismo. Oppure il critianissimo e cattolicissimo quotidiano La Padania mette in prima pagina una polemica sul crocifisso e la gara dei presepi, e nemmeno una riga sull’Apocalisse haitiana. Curiosa idea del cristianesimo.
Oggi è più difficile parlare del sentore di verbena e delle note di rosmarino.
Oggi anche per noi è più difficile vivere la perdita di una stella gommosa come il dramma più cruento.