Il giudice milanese Giulio Benedetti ama le aragoste. Le ama a tal punto da non rassegnarsi all’idea che finiscano vive nell’acqua bollente. Il tenero giudice Benedetti non sopporta nemmeno la vista delle aragoste “addormentate” sul ghiaccio prima della cottura. Il devoto giudice Benedetti condivide così tanto la causa animalista che non si è fatto scrupolo nel 2007, di denunciare un ristoratore milanese e la moglie. Poi che c’entra, un mese fa il tribunale li ha assolti perchè il fatto non costituisce reato. Accogliendo la chiarissima tesi dell’avvocato difensore Luca Giuliante, e cioè: “La consuetudine gastronomica prevede che la cottura avvenga quando l’astice è ancora vivo”. Punto.
Ma l’ostinato giudice Benedetti non si è dato per vinto impugnando la sentenza. Secondo lui manca una perizia che verifichi le sofferenze delle povere bestie. “Nonostante non abbiano un sistema nervoso centrale, gli astici possono soffrire come i vertebrati”.
Il pervicace giudice Benedetti si è preso il fastidio di farle, quelle benedette perizie. E oggi dice a tutti che mettere i crostacei sul ghiaccio è “assolutamente inappropriato sia come metodo anestetico che come metodo di stoccaggio”. Ma non finisce qui. “Un sistema nervoso più o meno elementare è in grado di recepire il massimo della stimolazione”. Risultato: avremo un altro grado di giudizio, ne sentivamo il bisogno. Si va tutti in appello per stabilire se è lecito uccidere animali vivi, pur senza farli soffrire.
In attesa della sentenza, non potendo aspettare che le aragoste muoiano di vecchiaia per poterle mangiare, mi sono comprato questa indispensabile “sedia elettrica per aragoste“. Basta una scarica et voilà, abbiamo dato un dispiacere al caritatevole giudice Benedetti. Oggi, in suo onore ho preparato antipasto di cozze e ostriche crude. E soprattutto vive, quasi palpitanti.