Gino D’Acampo (no, non lo conosco nemmeno io). Di fronte alla possibilità di migliorare (?) il suo risotto, se n’è impipato alla grande degli argomenti culturali e religiosi che sconsigliano di mangiare topi. Chissenefrega se i Ghanesi lo amano, i cinesi lo fanno saltare in padella, ebrei e musulmani lo proibiscono, e la maggior parte del mondo occidentale è troppo schizzinoso anche solo per pensarci. Lui, Gino D’Acampo, cuochetto di Torre del Greco, per gli inglesi una delle tante celebrità-decerebrate, l’ha messo nel risotto. Siccome è capitato nell’ultima puntata di un reality (I’m a Celebrity… Get me out of Here!, versione britannica dell’Isola dei Famosi) per un po’ nessuno ci ha creduto veramente. Sapete… un reality. Ma ora si sono messi in mezzo gli animalisti denunciando lo chef italiano che a febbraio dovrà rispondere di crudeltà verso gli animali in un tribunale australiano. Perché in Australia, dove era ambientato lo show, uccidere e mangiare invertebrati è permesso, ma uccidere e mangiare animali non destinati alla bisogna è un reato.
“Avevo un coltello, ho visto il topo, l’ho preso, scuoiato, e cucinato, risotto al topo, la ricetta migliore che abbia mai cucinato”.
Di tutte le domande che uno si fa leggendo questa storia, e ce ne sono molte: se mangiare animali sia etico, se sia peggio mangiare un topo o un maiale o un pollo o dei frutti di mari tossici, se una qualsivoglia petizione può cancellare definitivamente i reality dalla tivù, ce n’è una che non fa nessuno, ma che tutti state pensando senza dirlo dall’inizio di questo post. E allora la faccio io.
Ma a voi l’idea di mangiare un topo non fa maledettamente schifo?