Per arrivare ai fatti questa volta partiamo direttamente dalla domanda: secondo il ministro dell’ambiente Corrado Clini “bisogna smetterla con i luoghi comuni sugli Ogm anche per evitare i “paradossi”. E’ davvero così? L’affermazione giunge dopo che lo stesso ministro, qualche giorno fa, aveva affermato che: “senza l’ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più tipici. Il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D’Avola, la cipolla rossa di Tropea: ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi”.
Inutile dire il putiferio che è seguito. Le dichiarazioni del ministro hanno scatenato la reazione dei risicoltori di Milano e Lodi che difendono il carnaroli: risultato dell’incrocio tra due varietà di riso, il Vialone e il Lencino. Ma anche associazioni degli agricoltori, dei consumatori, ambientalisti e politici sono saltati sulla sedia, tra questi ultimi il ministro alle politiche agricole Mario Catania, che si è subito smarcato dalle affermazioni di Clini.
Ma le uova ormai si erano rotte e non se ne è potuta ricavare neppure una frittata.
La miccia si era innescata dopo che a Bruxelles, la settimana scorsa, al Consiglio Ambiente, non era passata la proposta della presidenza di turno danese che consente di trovare modalità per vietare gli Ogm. Il ministro Clini, invece, aveva espresso una “apertura” a questa proposta. E non gli era bastata la polemica accesa dall’intervista al Corriere della Sera in cui rimarcava il suo sì al transgenico. Tre giorni fa a Pechino, il ministro, è tornato ad affrontare la questione nel corso della sua visita ufficiale in Cina e in un colloquio con i giornalisti ha detto: “In Italia la discussione sugli ogm è stata condotta moltiplicando le procedure, facendo un gioco dell’oca per non affrontare a fondo il tema”.
E allora, riflettendo sugli ogm, quello che ha detto Clini è scandaloso oppure è giusto che si inizi con alcune applicazioni?
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