Questa settimana sono successe 3 cose rivoluzionarie, anzi quattro: l’Huffington Post americano ha lanciato l’iniziativa “women eating”, in cui invita le lettrici a inviare foto di se stesse mentre mangiano; ho letto il libro di Caitlin Moran “Ci vogliono le palle per essere una donna”, ed e’ uscito in edicola il numero di aprile di Myself con una ritoccatissima (e praticamente irriconoscibile) Jennifer Aniston che dichiara “macché dieta, ridere molto, questo si che fa bene”.
Secondo l’HuffPost, nelle foto dei magazine, nei film o nei programmi televisivi, le donne non mangiano mai, non sono mai ritratte o riprese mentre masticano di gusto o hanno la bocca piena, anche quando si parla di cibo. In realtà lo scoop è che invece le donne mangiano (toh?), lo fanno di gusto e postano con foga le proprie foto gaudenti sul sito di Arianna Huffington, come una specie di ribellione.
Nel libro della Moran, una specie di bibbia del nuovo femminismo, si legge di come sia “rock” far pace con il proprio corpo e la propria pancetta e si invitano le donne a parlare apertamente del loro rapporto con il cibo, specie per chi non se la vive serenamente, esorcizzando le inconfessabili dipendenze e debolezze parlandone con più libertà.
La donne postmoderne non sono dunque le algide Angelina Jolie, Kate Moss o Victoria Beckham (si vocifera che davanti ai paparazzi non riescano mai a pronunciare “cheese” per paura di ingrassare, e che preferiscano dire “digiuno”, apparendo quindi sempre molto emaciate e tristi), ma quelle che sanno sorridere, soprattutto di se stesse.
Sicuramente non sono alla moda donne come Dara-Lynn Weiss che ha deciso di mettere a dieta, con il metodo Weight Watchers, la figlia di sette anni, e ne ha scritto un articolo per il numero di Aprile di Vogue America (e questa è la quarta cosa successa in settimana), suscitando ire funeste in tutto il globo.
In ogni caso, in questa settimana rivelatoria, una cosa ho capito: finalmente è sdoganato in mainstream un nuovo genere di donna, quella mangiante. Come se mangiare liberamente, avere un sano rapporto con il cibo e il proprio corpo, fosse il nuovo segno di emancipazione.
Mi chiedo dunque, che ne è di noi ragazze foodie, i cui “problemi alimentari” si limitano al fatto che “stia finendo l’olio tartufato o siamo deluse da un piatto di cannolicchi che avevamo tanto pregustato” (cit.)?
Noi che non abbiamo nessun problema con il cibo, ma anzi un rapporto di reciproca stima e di solito non ce ne frega poi così tanto di avere qualche chilo in più, ci stiamo trasformando in nuove icone del femminismo postmoderno. Ditemi la verità, vi sentite un po’ le nuove Gloria Steinem, e quindi chiamate a bruciare, anziché il reggiseni, le tabelle conta calorie e i libri di diete nella pubblica piazza?
[Crediti | Huffington Post, Sperling, immagine: Huffington Post]