Buste ricolme di porri, cavoli, patate, cime di rapa e ogni sorta di verdura e frutta di stagione troneggiano su tavoli e sedie di un locale romano e invadono il bancone, il frigo e il pianoforte. Poi scatole, barattoli, bottiglie di vino, olio, miele, pasta, riso, caffè, cioccolata e farine di tutti i tipi. Una quarantina tra uomini e donne entrano ed escono rapidi, chiassosi, allegri. Ritirano i beni alimentari e lasciano soldi in contante, tutto sotto gli occhi vigili di un paio di ragazzi intenti a segnare nomi su una lista e a raccogliere denaro. E’ un buffo mercato decisamente fuori contesto che si anima ogni venerdì dall’aprile del 2008 al Beba Do Samba un locale del quartiere San Lorenzo e gli attori protagonisti sono i membri del Gasper, gruppo di acquisto solidale registrato nella rete G.A.S. di Roma.
Per motivi di lavoro, mi capita di essere presente durante l’orario di ritiro sin da quando Gasper è stato fondato e solo oggi (ognuno ha i suoi tempi) decido di prendere informazioni dettagliate da condividere con voi.
La vittima del mio interrogatorio è Alfredo Gagliardi, 33 anni, piumino azzurro e capelli ricci.
Dissapore | “Mi spieghi cos’è un G.A.S.?”
AG | “Un G.A.S. è un gruppo d’acquisto solidale formato da persone che si organizzano per comprare insieme alcuni prodotti seguendo regole e principi stabiliti in modo autonomo. Ogni G.A.S. ha i suoi ma, in generale, sono principi basati sulla solidarietà verso agricoltori, ambiente e membri del gruppo stesso”
D | “Come sei entrato in contatto con Gasper?”
AG | “Ho cercato sul sito della rete nazionale, non conoscevo nessuno direttamente”
D | “Che tipo di prodotti acquistate?”
AG | “Ogni settimana compriamo frutta, verdura, uova e pane. Con scadenza più scaglionata nel tempo prendiamo i prodotti a lunga conservazione come farine, cereali, olio, seitan e tofu per i vegetariani e carne per chi non lo è. Acquistiamo anche prodotti del commercio equo solidale e, in linea di massima, un po’ tutto quello di cui si può aver bisogno. I produttori dai quali compriamo hanno in comune di non essere nella grande distribuzione, sono piccoli agricoltori o artigiani che vendono a negozi di quartiere o direttamente ai G.A.S. senza i quali, in alcune situazioni, non sarebbero sopravvissuti”
D | “Per curiosità, tra loro c’è qualche presidio Slow Food?”
AG | “Non so neanche cosa voglia dire…”
D | “C’è un risparmio reale acquistando tramite il gruppo?”
AG | “Più che di risparmio qui si parla di consumo critico: comprare in un Dis o Triscount sicuramente costa molto meno ma pagare meno vuol dire strozzare il piccolo produttore il quale per far risparmiare noi, guadagna pochissimo e finisce per estinguersi. Quando riesce a sopravvivere è solo perché utilizza un tipo di agricoltura intensiva e quindi dannosa per l’ambiente. Il risparmio c’è invece sui prodotti biologici: acquistando direttamente dai produttori paghiamo quanto si pagherebbe per prodotti non bio in un buon supermercato”
D | “In pratica, come funziona un G.A.S.?”
AG | “Il ciclo di un ritiro funziona così: c’è un momento in cui si raccolgono gli ordini, in genere lo facciamo su internet tramite Gestigas, un programma da installare sul computer che automatizza il tutto, e utilizziamo una mailing list per lo scambio di informazioni sui prodotti e sulle novità. Per ogni produttore c’è un referente interno che raccoglie gli ordini e li manda in formato elettronico al produttore il quale spedisce o, come spesso accade, porta la merce direttamente. In un giorno stabilito avviene il ritiro e, a turno, sistemiamo i pacchi e raccogliamo i soldi che vengono poi dati al cassiere che effettuerà i pagamenti tramite un conto corrente bancario”.
D | “Fate qualcosa per ampliare i vostri gruppi?
AG | “In genere non sono previste forme di proselitismo. Chi ha sensibilità per il consumo critico o per l’alimentazione biologica e sostenibile si informa tramite il web o per conoscenza diretta e ci contatta. Alcuni creano un loro gruppo in modo autonomo, è semplicissimo: basta organizzarsi e darsi delle regole”
E dal sito è possibile accedere a tutte le informazioni del caso: ci sono indirizzi e-mail, numeri di telefono e l’elenco di tutti i G.A.S. registrati che sono ormai 710, più di 1000 se si contano quelli non registrati per un totale di 30.000 famiglie coinvolte in tutta Italia, numero che cresce di anno in anno.
Ad occhio e croce, far parte di un G.A.S. porta solo vantaggi: recupero del potere da parte del consumatore, qualità e freschezza degli alimenti, solidarietà verso i produttori, rispetto dell’ambiente e, stando così le cose, non vedo perché non partecipare. O magari qualche motivo c’è? Racconti, riflessioni e opinioni toccano a voi.