Inizia oggi Taste of Milano, episodio n.2 dell’invitante incontro fuorisede con i grandi chef di stanza a Milano, da Davide Oldani a Pietro Leemann, da Andrea Berton a Nicola Cavallaro. L’idea di questa intervista nasce dalla brutta esperienza dell’anno scorso, raccontata con dovizia di particolari. Siccome crediamo nelle seconde possibilità (e anche perché Taste è uno dei nostri sponsor), abbiamo chiesto al direttore artistico Silvia Dorigo cosa succederà nei prossimi tre giorni.
Dissapore | Sta per cominciare la seconda edizione di Taste of Milano. Qualche retroscena sulla complessa organizzazione di un evento come questo?
Silvia | Taste of Milano è stata la prima edizione mediterranea di un format lanciato a Londra nel 2004. Eravamo convinti che un Taste Festival potesse funzionare anche in Italia e in soli 6 mesi abbiamo messo in piedi la prima edizione, risultato: oltre 15.000 i visitatori. Subito dopo, quindi da ottobre 2010, abbiamo iniziato a lavorare alla seconda edizione, contando unicamente sulle nostre forze, nessun finanziamento pubblico. Brand Events Italy, la società che organizza Taste, è composta da un energico team di 6 giovani con un’ età media di 29 anni, completata da mio fratello Mauro (event manager) e da me.
D | Cos’è e per chi è Taste of Milano, e quali sono le novità del secondo episodio?
S | Taste of Milano vuole celebrare la varietà e l’eccellenza dei ristoranti milanesi attraverso il coinvolgimento degli chef. E possibilmente, avvicinare il grande pubblico all’alta cucina, o meglio, a uno stile di vita fondato sulla qualità.
Per la seconda edizione abbiamo scelto un luogo diverso, mentre nel 2010 ci ospitava Piazza Sempione, da oggi siamo nella pista in erba dell’ippodromo di San Siro, aperta al pubblico per la prima volta.
Venti meravigliosi chef cucineranno 60 assaggi per il pubblico — i taste, appunto — e poi show cooking, corsi di cucina, degustazioni di vini e distillati pregiati, eventi per bambini e altro ancora.
D | Quali chef prepareranno i 60 assaggi per i visitatori?
S | Omar Allievi (Ristorante Bianca), Andrea Aprea (The Park Restaurant del Park Hyatt Milano) Andrea Berton (Trussardi alla Scala), Tommaso Arrigoni (Innocenti Evasioni), Giovanni Bon (Savini), Enrico Buonocore (Langosteria 10), Angelo Gangemi (Don Carlos del Grand Hotel et de Milan), Daniel Canzian (Il Marchesino), Nicola Cavallaro (Al San Cristoforo), Ernst Knam (L’Antica Arte del Dolce), Pietro Leemann (Joia) Yoshikazu Ninomiya (Osaka), Aimo Moroni, Alessandro Negrini e Fabio Pisani (Il Luogo di Aimo e Nadia) Roberto Okabe (Finger’s), Davide Oldani (D’O), Mattias Perdomo (Al Pont de Ferr), Andrea Provenzani (Il Liberty), Gaetano Simonato (Tano passami l’olio) Matteo Torretta (Food Art Restaurant) e Viviana Varese (Alice Ristorante). Ecco, è questo il dream team di Taste of Milano 2011.
D | Parliamo delle polemiche legate alla scorsa edizione. Per esempio il prezzo del biglietto d’ingresso: 25€ senza consumazione (e 4/6 €per ogni assaggio).
S | Anzitutto vorrei spiegare che con il biglietto di ingresso si accede a una struttura dai costi elevati (le cucine dei ristoranti allestite in esterno, le varie aree attrezzate, gli spazi per le varie attività) e, soprattutto si ha l’occasione di partecipare gratuitamente alle diverse iniziative. Riguardo alle consumazioni sia del cibo che delle bevande, credo sia giusto farle pagare a parte: parliamo di alta cucina e nei wine-bar si trovano grandi vini e distillati.
I piatti sono in versione assaggio – tipo tapas spagnole – per lasciare spazio a molte degustazioni. Pagare 5€ per un assaggio di 4 bocconi è eccessivo? Ma a parte che le porzioni non sono molto diverse da quelle che i ristoranti servono a prezzi superiori, stiamo parlando di un’occasione abbastanza unica per provare 5 piatti di 5 locali spendendo 25 €.
D | Anche il ducato, la moneta interna per acquistare gli assaggi, ha indispettito qualcuno perché non è rimborsabile: un blocchetto da 10 ducati costa 10€, in caso di avanzo non si avrà nessun rimborso. Perché questa scelta? E’ un invito a dosare la propria fame in anticipo?
S | Il ducato è la moneta ufficiale di Taste of Milano per acquistare i piatti e le bevande. L’abbiamo ideata un po’ per creare un ambiente ludico (come avviene a Londra dove si acquista in Corone) ma soprattutto per facilitare i ristoranti, i bar e le enoteche nel servizio.
Non sono rimborsabili perché sarebbe un incubo restituire 1€ a migliaia di persone, e credo che all’interno esistano abbastanza prodotti per spendere quanto deciso all’inizio (i ducati si comprano all’ingresso). E’ una questione di abitudine: a Londra dopo un paio di edizioni il meccanismo è stato recepito, chi partecipa sa in anticipo quante monete comprare.
I ducati eventualmente non spesi sono comunque donabili a SITICIBO, il programma del Banco Alimentare che Taste of Milano ha sostenuto già dalla scorsa edizione con una percentuale sugli incassi, per sostenere i furgoni che consegnano pasti e ingredienti alle mense dei poveri.
D | Oltre al prezzo, sono state criticate le lunghe file ai banchetti degli chef e la difficoltà di sedersi per gustare i piatti. Come avete risolto il problema?
S | Effettivamente lo scorso anno il Parco Sempione ha posto dei limiti strutturali, ed è per questo che abbiamo individuato un nuovo luogo. La razionalità dello spazio verde dell’Ippodromo ci ha consentito di attrezzare molte aree con grandi mangia in piedi, oltre a sedute e tavoli.
Le strutture Lounge, nuove e più grandi, permettono al pubblico più esigente di godere al massimo l’esperienza gastronomica di Taste of Milano. Abbiamo risolto il problema delle code ai ristoranti aumentandone il numero: da 12 a 20 così da dare maggiore respiro.
D | In che modo eventi come Taste of Milano possono aiutare la ristorazione locale?
S | Portando nuovi clienti agli chef che intervengono, come è successo dopo la prima edizione. Taste consente non solo di assaggiare ma anche di conoscere gli chef e i loro team, cosa che nei ristoranti non è sempre possibile. Si crea così un senso di familiarità stimolato dall’atmosfera di festa che è la cifra dell’evento.
D | Speranze e aspettative per questa edizione?
S | Speriamo che il pubblico risponda bene! Con il supporto e l’entusiasmo di tutti, il nostro per primo, Taste può migliorare ogni anno offrendo più opportunità a ristoranti e visitatori. E in futuro speriamo di accogliere delegazioni dagli altri Taste, Sidney, Londra o Amsterdam, e per contro, di portare in tour i nostri chef.
Allora, in bocca al lupo a Silvia per Taste of Milano, chi di voi, cari i miei piccoli lettori, pensa di andarci?