Tutto inizia con Gigi. Chi è Gigi? G.G. o confidenzialmente Gigi, è la nuovissima rivista online di Stefano Bonilli e Maurizio Cortese dal titolo Gazzetta Gastronomica, appunto, Gigi. E talmente nuova che ancora non c’è, ma gli autori assicurano che manca poco al varo della rete. Nell’attesa, i nostri hanno organizzato una festa sulla scia di quella di Vico, con l’aiuto della giornalista e fotografa Elisia Menduni. Titolo dell’evento? Naturalmente: a’Pizza. Il format è lo stesso della Festa di Gennaro Esposito: al Bikini, suggestivo stabilimento della costiera amalfitana, l’8 giugno alcuni cuochi hanno animato postazioni (bene) improvvisate e sistemate lungo il patio di legno e hanno preparato assaggi per gli affamati visitatori.
Solo che stavolta i cuochi sono tutti pizzaioli e al posto dei mini-piatti gourmet c’è lei, la regina di Napoli, la Pizza. Poi qualche sponsor, qualche produttore e qualche sopravvissuto alla tre giorni appena terminata.
Ecco i nomi: Gino Sorbillo (Sorbillo, Napoli), Gabriele Bonci (Pizzarium, Roma), Salvatore Salvo (Salvo, San Giorgio a Cremano), Giancarlo Casa (Gatta Mangiona, Roma), Enzo Coccia (la Notizia, Napoli), Luigi Dell’Amura (Università della pizza, Vico Equense), Marzia Buzzanca (Percorsi del Gusto, l’Aquila), Pierluigi Roscioli (Roscioli, Roma), Ernesto Fico (pizzeria Donna Regina, Napoli), Franco Pepe (Pepe, Caiazzo).
Il primo pensiero che può venire in mente ad un talebano estimatore della pizza napoletana è: ma che ci fanno ‘sti stranieri tra i migliori pizzaioli del mondo (leggi: di Napoli?). Ebbene, se vi sta partendo il dito sulla tastiera per protestare, sappiate che sbagliate di un tot. A sdoganare la pizza realizzata dal resto del mondo ci ha pensato il pubblico campano e gli stessi pizzaioli napoletani. Straordinaria è stata infatti l’attenzione rivolta a tecniche e impasti dei romani Roscioli, Bonci e Casa e dell’abruzzese Marzia Buzzanca.
Questo incontro a colpi di pala e teglie non è stata l’occasione per il solito, vecchio dibattito su quanto la pizza a Napoli sia la migliore, ma è stato un bell’esempio di convivenza di prodotti diversi con un solo denominatore comune: la qualità. Un passo avanti verso una auspicabile maturità gastronomica anche in questo ambito. Dai forni a legna hanno conquistato in particolare: la margherita e la ripiena con provola, ricotta e cicoli di Salvatore Salvo. La pizza floreale di Giancarlo Casa “Igles”. Il calzone con scarola di Franco Pepe, praticamente l’unico rimasto ad impastare a mano. Poi Enzo Coccia e la ricetta infinita della pizza San Gennaro: pomodorini gialli del Piennolo, aglio, origano dei Monti Alburni, prezzemolo, alici di Cetara, Olio extravergine d’oliva D.o.p. penisola sorrentina, basilico.
Dai forni elettrici invece si è goduto tanto per: le piccole pizze-pani della Marzia Buzzanca, una su tutte la Pizza Jotta con mozzarella, scamorza affumicata, patate, alici,timo e pangrattato. La teglia del fuori classe Bonci condita con coniglio arrostito fave e pecorino e la famosa bianca di Roscioli.
Dall’olio bollente: le pizze fritte dei Salvo, quelle di Ernesto Fico e i mitici supplì alla genovese di Giancarlo Casa.
Insomma proprio una bella mangiata di pizza. Ora cosa ne dite: seguendo il buon esempio dei napoletani presenti all’evento, possiamo o non possiamo superare l’antica interdizione secondo la quale la pizza buona è solo quella napoletana fatta a Napoli col forno a legna e secondo antico rituale magico? Dai, possiamo?
[Crediti | Link: Gazzetta Gastronomica, immagini: Lorenza Fumelli]