Si sappia che il sintomo della crisi non è l’indebitamento delle famiglie, il sintomo della crisi sono gli esposti alla Guardia di finanza per le truffe al ristorante. O meglio, la pezzenza dei conti denunciati quest’anno rispetto all’opulenta estate 2009. Sapete già tutto dei 370 euro malvolentieri pagati, per così dire, da una famigliola americana al ristorante “XII Apostoli” di Roma. Ora la segnalazione alla ministra del Turismo, Michela Brambilla, riguarda un conto da 312 euro per 11 persone, pagato da una famiglia milanese, i Rola, al ristorante “Ritrò” nel centro storico di Gallipoli. (A riconferma che questa è l’estate del Salento).
“Siamo rimasti senza parole per il trattamento ricevuto. Il prezzo del pesce ci è sembrato esagerato, 2 chili di pesce sono costati 160 euro. E non si trattava di aragoste, astici o ostriche, ma solo di una piccola orata e un dentice, d’altronde cotti al forno e con olive denocciolate e patate, pure crude, come contorno, quindi senza nessuna cura nella preparazione”.
Come altre volte, la buriana prende le mosse dal menù dove mancava il prezzo al kilo del pesce. Ma tutto il film sembra già visto. Infatti dopo le proteste, almeno stando alle prime ricostruzioni, il titolare “che si è dimostrato molto arrogante”, ha tolto 40 euro dal conto. Una cosa che i clienti interpretano sempre negativamente, non a caso la famiglia milanese lo ha giudicato “un chiaro segno che il ristoratore era palesemente in torto”.
Alla denuncia i Rola hanno allegato lo scontrino della cena e la foto del menu, precisando che lo hanno fatto “per una questione di principio, non di soldi”. Visto il danno che portano alla Puglia, non è giusto che i furbi la facciano franca”. Un atteggiamento sempre più diffuso dopo i casi eclatanti dell’anno scorso.
I titolari del “Ritrò” non ci stanno. Ammettono la mancanza del prezzo sul menù ma negano di aver aumentato i costi.
“Una volta riscontrato l’errore nel primo scontrino da 312 euro abbiamo restituito alla famiglia milanese 40 euro. D’altronde, i clienti avevano prenotato alle 20 e 30, ma hanno cominciato a ordinare alle 22 e noi non abbiamo detto nulla nonostante quelli fossero tavoli persi. Noi siamo nati da operai, non siamo imprenditori, e ci crediamo in quello che facciamo”.
Curiosamente, proprio ieri il ristorante era stato pubblicizzato dalla rivista “Turisti per caso“. Cosa che potrebbe dimostrare la buona fede del locale di Gallipoli, anche in considerazione del fatto che 312 270 euro per una cena di pesce da 11 persone in pieno agosto, tutto sommato, non sembrano ascrivibili alla voce “furti”. O, in alternativa, la modesta affidabilità della rivista “Turisti per caso” (non sapevo che esistesse).
[Fonti: La Stampa, Corriere del Mezzogiorno, Turisti per caso, immagini: eRistoranti, Corriere del Mezzogiorno]