Ieri è iniziato a Torino il Salone del Libro. Quello autentico, verrebbe da sottolineare: la fiera sabauda sta al Parmigiano come quella meneghina al Parmesan.
Ma non voglio alimentar polemiche, anche perché, diciamocelo, la concorrenza fa sempre bene: se Tempo di Libri ha avuto un merito è stato quello di dare una sveglia a quei bogianen dei piemontesi.
Il risultato della spinta si vede. E si vede, tanto, anche nella sezione dedicata ai libri di cibo.
Là dove c’era “Casa Cookbook” –una cucina in cui si inseguivano showcooking di cuochi-tvstar-scrittori– ora c’è GasTronOmica, un salotto concepito da Slow Food in cui di discute di cibo.
Se prima c’era Cannavacciuolo che saltava un gamberone ora c’è una tavola rotonda intitolata “Ritratto del cuoco da giovane” (ieri, con Bolasco, Cavallito, Morelli, Vizzari, Mammoliti e Signoroni); se prima c’era Marco Bianchi che condiva un’insalata ora c’è un dibattito su pasta e pizza (sempre ieri, con Cozzella, Guigoni, Buzzanca, Perdomo, Puzzi e Mauri).
Insomma: un approccio più slow, dedicato ai contenuti, meno spettacolare. Bello.
Ma il rischio era grosso: senza assaggini (cliccate il link, ne abbiamo già parlato), senza telechef, il pubblico avrebbe gradito lo stesso? O la platea sarebbe stata deserta?
Ieri, finalmente, la risposta dei fatti.
Ed è stata: sala gremita. Gre-mi-ta. Anche senza pizzette. Anche senza prosecchino.
E c’è da scommette che sarà sempre così per tutti i giorni del Salone (oggi ad esempio alle 18 per “Viaggiare con il cibo, viaggiare per il cibo” si incontrano Paolo Rumiz, Marco Malvadi e June Bellamy).
Questo dimostra ancora una volta ciò che spesso si tace, in cucina come in editoria come in tv: non è vero che la gggggente vuole il fast book, solo cose semplici, di facile consumo.
Il pubblico –in un Salone del libro, poi– cerca qualità.
Se le proponi solo hot dog, mangerà hot dog. Ma se le offri culatello, godrà dieci volte tanto.