“L’apertura di Starbucks, come italiano, la considero un’umiliazione”. Firmato Aldo Cazzullo.
Queste le parole del giornalista che risponde ai lettori del Corriere della Sera sulla discussa apertura italiana di Starbucks, la catena di caffetterie più diffusa del mondo che a breve avrà il primo punto vendita a Milano, nell’ex Palazzo delle poste in Piazza Cordusio.
L’opinione netta contro il colosso americano, venata di sorprendente retorica e banalità da bar, ha provocato come prevedibile le reazioni prima inviperite poi sarcastiche di molti commentatori, specie su Twitter:
Secondo Cazzullo, Starbucks in Italia è un’umiliazione per un italiano.
Chissà se anche Eataly a New York è un’umiliazione per un americano— Pamela Ferrara ㋡ (@PamelaFerrara) 1 marzo 2017
Più della fine che farà l’espresso con Starbucks, preoccupiamoci della fine che sta facendo il Corriere con articoli come quello di Cazzullo
— Francesco Cocco (@FrancescoCoccoT) March 1, 2017
cronache da un paese irrecuperabile. [dal @Corriere di oggi.] pic.twitter.com/QyV7pjwvoY
— Mattia Carzaniga (@ilcarza) 1 marzo 2017
Cazzullo ha argomentato la sua bordata in modo inequivocabile:
“Starbucks è il più clamoroso esempio al mondo di Italian Sounding: di prodotti che suonano italiani, ma non lo sono. In tutto il pianeta, a cominciare dalla casa madre americana, il menu è scritto in italiano, dall’espresso al cappuccino. Ma non è caffè italiano, non è lavoro italiano. Sui pacchi in vendita c’è scritto «Caffè Verona», e in piccolo si precisa: «Made in Seattle».
Opinione che si può interpretare come un’anacronistica chiusura al mercato, più che un’apertura convinta, trattata con la stessa banalità di alcuni commenti pubblicati nella rubrica aperta ai lettori del Corriere, che vanno dall’accorato “che vergogna Starbucks, il mondo ride dell’Italia!” al più asettico “Il discorso è semplice: Starbucks con l’Italia non c’entra nulla”.
Inframezzati, per par condicio, da commenti di tenore opposto, che suonano tipo “Questa crociata contro Starbucks è ridicola”.
Ma Italian Sounding a parte, sono le conclusioni di Cazzullo, quelle che più fanno riflettere: “Sono però curioso –scrive il giornalista– di vedere quanti dei 350 posti di lavoro annunciati a Milano andranno a giovani italiani, e quanti a giovani immigrati”.
Una frase che sembra uscita direttamente dall’ufficio stampa di Salvini o dalle pagine di Libero, scritta per solleticare l’istinto leghista di tanti italiani.
Anche in questo caso è prevedibile il codazzo di polemiche.
Il commento finale di #Cazzullo su #Starbucks entra di diritto tra le 5 peggiori stupidaggini del 2017 https://t.co/x9cBwZaqWF
— Fabrizio Solieri (@FSolieri) 1 marzo 2017
Che si tradurranno, anche queste, in ulteriore pubblicità gratuita per Starbucks, assicurata proprio da chi, come Cazzullo, con il colosso della sirena verde vorrebbe non aver nulla a che fare.
[Crediti | Link: Corriere della Sera, Dissapore]