Da qualche tempo si mangia meglio nelle stazioni italiane, e siamo tutti convinti che se il recente accordo Autogrill – Eataly si estendesse a un’altra decina di punti vendita le cose migliorerebbero anche nella stazioni di servizio della rete autostradale.
Ovviamente i problemi sono ancora molti. Spesso il viaggiatore resta un pollo da spennare a suon di panini cartonati, caffè bruciacchiati e prezzi folli.
Il giornalista Antonio Leggieri ha raccontato la sua irritazione sul Fatto Quotidiano per aver pagato 8,60 euro un panino “Reale” (due pezzi di focaccia con qualche fogliolina d’insalata, pomodori, improbabile mozzarella di bufala) e una bottiglia d’acqua Panna da 75 cl. all’aeroporto Fiumicino di Roma.
Quel panino non gli è andato giù, tanto che si è dovuto calmare facendo un po’ di conti.
Un modo originale di calcolare il rapporto qualità prezzo di un prodotto, e insieme la constatazione amara del ridotto potere d’acquisto odierno di un impiegato.
“Prendiamo una persona che guadagna 1300 euro netti al mese, cioè più di una buona metà degli italiani occupati. Se lavora 22 giorni vuol dire che mette in tasca puliti 60 euro al giorno, vale a dire 7,4 euro l’ora se si considera una giornata lavorativa di 8 ore.
Quanto tempo richiede tagliare e condire un panino? Più o meno 2 minuti. Il che vuol dire che due minuti di lavoro in questo caso hanno fruttato quasi come un’ora di lavoro di un comune impiegato. Inutile infierire con la naturale a 2,10 euro, una bottiglietta che dal grossista sarà costata poche decine di centesimi.
Certo, per chi vende quei 8,60 euro sono lordi, vanno sottratti le spese di gestione, gli stipendi, gli affitti… tutto quello che resta, è profitto“.
Ora, anche volendo considerare i costi gestionali di un self-service all’aeroporto di Fiumicino, trovate corretto il calcolo del Fatto Quotidiano?