19 arresti tra imprenditori, politici, dipendenti e dirigenti; un sequestro preventivo per un valore di oltre nove milioni di euro, tra cui 70 ettari di terreno agricolo. E, soprattutto, 100.000 tonnellate di rifiuti illegali, sversati nei terreni agricoli pugliesi.
Questi i risultati dell’attività del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari, che ha smascherato un traffico illegale di rifiuti tra Campania e Puglia, in particolare tra Napoli e Foggia, dove operava una rete criminale che, nel corso di alcuni anni, ha sversato nella zona della Capitanata, in Puglia –in particolare tra Manfredonia, San Severo, Zapponeta e San Paolo Civitate– migliaia di tonnellate di rifiuti illegali.
Una zona ricchissima di prodotti agricoli, dal grano al vino, dalle verdure selvatiche ai formaggi.
L’operazione, chiamata “in Daunia venenum”, dal nome delle località interessate, ha portato alla luce il traffico di rifiuti che, dalle province di Napoli e Caserta, arrivavano nella Daunia in seguito a viaggi su autocarri o autoarticolati, commissionati a regolari aziende autotrasportatrici quali la Perna Ecologia (che trasporta anche fanghi per conto di Zuegg) e Maya (che trasporta fanghi per Unilever, proprietaria del marchio Algida).
Arrivati in Puglia, i rifiuti venivano presi in carico dalla Lufa Service, un’azienda di compostaggio che provvedeva a sversarli direttamente sui terreni, trasformati in enormi discariche, in modo illegale, in quantità molto superiori a quelle consentite dall’autorizzazione provinciale.
“Nel periodo estivo –ha affermato un dipendente della ditta durante un interrogatorio– arrivavano anche 30 camion al giorno, tanto che in diversi siti i terreni coltivati si sono innalzati anche di diversi metri”.
Lo sversamento di rifiuti avveniva a titolo oneroso, con il pagamento ai proprietari dei terreni, da parte della Lufa Service, di una cifra tra i 40 e gli 80 euro per ogni autocarro carico di rifiuti, chiamati in codice dai trafficanti “concime”, come risulta da svariate intercettazioni telefoniche.
Il traffico, intensificato negli ultimi due anni, si sarebbe protratto per circa 7 anni, portando a sversare sui terreni pugliesi le migliaia di tonnellate di rifiuti.
Nonostante questo, la provincia di Foggia –nelle parole del suo presidente, Francesco Miglio– tiene a ribadire che “la Capitanata resta terra di eccellenza per prodotti agricoli e per il turismo” e che “la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini è una priorità per tutte le istituzioni”.
Ma per quanto 70 ettari di terreno agricolo siano da considerare una minima parte della vasta superficie agricola foggiana, e che giustamente la regione ribadisca il proprio impegno nel garantire la salubrità dei terreni e di quanto coltivato a Capitanata, resta da chiedersi se durante gli anni in cui le migliaia di rifiuti sono state riversate nei terreni l’attività agricola sia stata effettivamente interrotta, oppure se i prodotti coltivati con il particolare “concime” siano già purtroppo finiti, in parte, anche sulle nostre tavole.
Una domanda che, al momento, non pare avere risposta.
[Crediti: Link: Corriere del Mezzogiorno]