Briscola, in via Fogazzano 9 a Milano, zona Romana-Vittoria, è una grande stanza con le pareti bianche e nere riempite da scritte macro che esaltano la pizza e i suoi condimenti. Tavoli in marmo come nelle pizzerie napoletane di una volta, forno a gas, personale sveglio e cordiale, niente piatti, al loro posto vassoietti in alluminio.
Un po’ poco per sfidare colossi della pizza come gli americani Pizza Hut e Domino’s, e diventare in breve punto di riferimento della pizza napoletana dapprima sul mercato UK e poi in tutta Europa?
Niente risposte affrettate, per capire vi serve qualche elemento in più, come ad esempio l’aiuto di Francesco Trapani, ex-amministratore delegato di Bulgari ora a capo della divisione orologi e gioielli di Lvnh, gigante francese del lusso.
Intanto ci sono due sedi ulteriori, ancora a Milano, in via Piero della Francesca 31, e a Firenze, in via del Campidoglio, 8 R. Non guasta un posto tra le 10 pizzerie di Dissapore che hanno reso il 2016 di Milano un anno incredibile per la pizza.
Poi c’è il “pizza sharing“.
Ovvero pizze dalle dimensioni ridotte rispetto alla norma che permettono di cambiare gusto nello stesso pasto, e soprattutto che si possono condividere con gli altri commensali in un’atmosfera conviviale, quasi come un gruppo di amici che si ritrova per giocare a briscola. Appunto.
L’idea originale è di Riccardo Cortese e Federico Pinna. Nato a Maddaloni in provincia di Caserta, il primo è il gourmet della coppia, ha 35 anni e un passato nel mondo delle relazioni pubbliche. L’altro, Federico Pinna, 37 anni di Cagliari, ex bocconiano, è affascinato dal mondo dei ristoranti e del retail.
Nel 2011, i due uniscono le forze per dare vita a format di ristorazione capaci di combinare l’orientamento anglosassone e la “gestione familiare” all’italiana. Catene informali in cui l’italianità è da intendersi come attenzione al dettaglio e al buon livello dei prodotto.
Ai due non va giù che la più grande catena di pasta del mondo sia francese (con oltre 200 negozi nel mondo “Mezzo di Pasta” serve milioni di porzioni) e che siano i grandi marchi americani ad avere in mano il vero business della pizza.
Insieme fondano Foodation, startup specializzata nella creazione e gestione di format di “casual dining”, come va di moda dire adesso negli Usa, una fucina di idee che sia anche cabina di regia con capacità gestionali.
Punto di partenza Milano, e d’arrivo il mondo.
Di Foodation ci siamo già occupati parlando della catena di kebab “Mariù”, dove la pietanza araba diventa gourmet e personalizzata (si scelgono pane, carne, ricetta tradizionale o moderna), ma sono loro invenzioni anche le hamburgerie “Polpa-burger Trattoria”.
Certo, per avere successo nel lavoro serve anche la fortuna, ma bisogna sapersela meritare. Infatti un così buon esempio di imprenditorialità bocconiana applicata al food attira le attenzioni di Francesco Trapani, imprenditore napoletano, azionista di Bulgari e Tiffany, responsabile del settore orologi e gioielli di LVMH, che decide di investire nel mondo della pizza acquisendo il 53%, di Foodation.
Il suo intento è trasformare Briscola (Pizza society) in un marchio di portata internazionale, una catena in grado di competere in popolarità con i veri giganti del settore grazie a nuove aperture in Italia, in modo particolare a Milano ma anche all’estero, a iniziare da Londra, dove si prevede l’inaugurazione di nuovo locale nel 2018.
Le sue parole sono chiare:
“L’Italia è la patria riconosciuta della pizza nel mondo ma il mercato mondiale è dominato da marchi stranieri con un prodotto molto distante dalla pizza partenopea. La qualità della proposta unita a un ambiente cosmopolita e al concetto innovativo del “pizza sharing” consentono a Briscola di diventare marchio di riferimento della pizza napoletana in Europa”.
Così, con l’apporto di nuove risorse finanziarie e manageriali, Riccardo Cortese e Federico Pinna continueranno a progettare formule dalla forte identità con un concept molto chiaro, puntando sulla qualità dei prodotti impiegati in cucina, e sulla grande attenzione per l’arredo dei locali e la comunicazione.
E poi, forse, riusciranno davvero nell’impresa di far concorrenza a giganti come Pizza Hut e Domino’s. Niente male per due ragazzi poco più che 35enni che, tutto sommato, hanno iniziato da poco ma con le idee chiare: la semplicità, la qualità e un ottimo rapporto qualità/prezzo non passeranno mai di moda.
[Crediti: Link: Ansa, immagini: Flawless Milano, Newsfood ]