Che sia per merito del goal di Karagounis che l’ha classificata ai quarti di finale o per i fattacci in borsa, la Grecia troneggia sulle prime pagine di questi giorni. Ma cosa c’è nel piatto del greco medio, che rosica con sacrosanta incazzatura per via della crisi, che sospira di sollievo per non dover rispolverare le dracme e che domani sera seguirà trepido la sfida della sua nazionale contro la crucca Germania merkeliana?
Se fai un giro su Edreams e Booking per cercare la meta delle tue vacanze agostane, è la Grecia a regalarti alcune fra le soluzioni più cheap. Vien voglia di prendere e partire, e ci si sente già novelli Abatantuono di Mediterraneo, alla riscoperta del posto dov’è nato l’Occidente. Dove tutto, insomma, è cominciato. Europa compresa.
I piatti greci sono un fiorire di sapori decisi e piccati, ruvidi piatti da pastori, da viandanti su sentieri aspri, che ogni tanto provano a elevarsi a consistenze e sapori altrettanto copiosi ma più elaborati, ma restano comunque grezzi. Pensate all’archetipo dell’insalata greca, che spesso si trova come antipasto: un semplice piatto di feta con le olive Kalamata, condito con olio e erbe aromatiche. Pietanze scabre e sostanziose, che nella loro versione più sofisticata diventano al massimo un’untuosa e corroborante moussaka.
La moussaka è il piatto incubo del viaggiatore, che ha ogni ragione di tremare se prova a ordinarla seduto al tavolo di un ristorante turistico. Ma che si trasforma in una delizia da paradiso perduto se a servirtela è il gestore di una tradizionale taberna. Piatto a base di besciamella, sugo di carne, patate e melanzane, la potremmo definire come un ibrido fra la parmigiana di melanzane e le lasagne, e sicuramente ne somma la pesantezza.
Restando in taberna, apprezzerete i mezèdes, assaggini serviti come antipasto: pitakia (sfoglie ripiene di formaggio o carne e verdure) e dolmades (involtini di riso) vanno per la maggiore, e sono spesso accompagnati dalle vere regine della cucina greca: le salse. Che siano il noto tzatziki, la salsa al limone da cospargere sulle polpette, o un denso sugo di pomodoro piccante, sono loro a trasformare piatti minimalisti in trionfi di gusto ricchi di contrasti.
Il piatto fast food per eccellenza è uno dei più ricchi e sapidi della tradizione greca: il pita gyros, versione ellenica del kebab, regala sorprese rispetto al cugino arabo: la pita è un pane più spesso e saporito, lievitato e cotto in forno. E viene fritto, prima di essere usato come tasca per raccogliere la carne, generalmente di vitello, condita con abbondante cipolla e tzatziki.
I soutzoukakia, polpette di carne di manzo al sugo di pomodoro, aromatizzate con cumino e generalmente servite con riso o patate, sono manna celeste per chi ama la carne speziata e odorosa alla mediorientale, degna alternativa alla fasolaika, piatto di carne e fagiolini al sugo.
Come in ogni angolo del Mediterraneo, anche qui abbondano i dolci a base di mandorle o pistacchi, in genere rifiniti con spezie e sesamo: uno su tutti l’halvas di origine macedone, una mattonella lavorata con pasta di sesamo, pistacchi e cannella. Evitate accuratamente di accompagnarla con il dolcissimo vino di Patrasso, che si addice piuttosto a un piatto di saganaki (formaggio fritto).
Il rischio più alto che si corre, alla faccia del rincorrere usi e costumi locali in taverne tipiche, è di essere costretti a bagnare il tutto con l’ouzo della casa, il liquore all’anice che resta una vivido ricordo in chi, già poco incline ad apprezzarne l’aroma, si è ritrovato a doverne ingollare un infinito bicchiere da long drink (in genere, infatti, viene diluito con acqua ghiacciata).
Ma in definitiva, ouzo a parte, la sfidante Germania farà bene a restarsene in disparte con un sobrio piatto di crauti bolliti. Con buona pace di frau Angela, chi vincerà al gioco e passerà ’a nuottata della crisi dell’euro è ancora da vedere, ma la sfida gastronomica davanti alla tele per questi quarti di finale la vincono gli ellenici, a mani basse.
[Crediti | Immagine: Flickr/DagMagnus]