Da Filippo LaMantia a Veronica Cappellaro Cafonal ci siamo

Da Filippo LaMantia a Veronica Cappellaro Cafonal ci siamo

Lo ammetto, pur leggendo poco Dagospia, ho un debole per lo stile tagliente di Cafonal, la rubrica che attraverso le foto di Umberto Pizzi -–per molti il paparazzo numero uno sulla piazza– ha consegnato all’eternità il generone romano: miseria (solo) morale, quarti di nobiltà stampati sopra la carta d’identità, molti cognomi e molte ville, ex giovanotti canuti dell’economia italiana che si accompagnano a scosciatissime bellone. Autenticamente bipartisan: alle feste destra o sinistra poco importa, si litiga più facilmente per l’ultima tartina al caviale.

dolce, festa della merda

E’ ormai entrata nell’immaginario popolare la “festa della merda” organizzata da Paolo Pazzaglia, definito “ultimo playboy in attività” anche se la carta d’identità dice 65, solo quattro meno di Monti ma ben undici meno di un altro sciupafemmine gran tenutario di feste e burlesque. Strategico il posto, di fronte a Palazzo Chigi. Dagospia riferisce di “scopettini del cesso usati, water sporchi ovunque, pannoli e assorbenti imbrattati appesi all’ingresso, cagate da elefante (finte) sparse qua e là, anche sul tavolo del buffet”. Ho tentato di scoprire l’autore dei finiti escrementi di cioccolata, ma senza successo.

Invitate, festa della merda

Come se non bastasse, sono state ingaggiate delle comparse, chi vestito da operaio Fiat con le braghe calate a chiedere l’elemosina, chi seduto sulla tazza, chi intento a gettare fialette puzzolenti nell’ascensore. In particolare, pare che molti lettori si siano risentiti per lo sbeffeggiamento della classe operaia. Dai Vitelloni di Fellini non è cambiato proprio nulla.

Tra gli invitati, si è parlato molto di un’imbucata: la consigliera regionale PdL e presidente della Commissione Cultura della Regione Lazio, Veronica Cappellaro, la 31 anni, detta “La Zarina”. Nota fino a ieri per questo video che ne mette in discussione l’abilità oratoria.

Alla fine Cappellaro non ha fatto niente di male, è incensurata e non è giusto accomunarla ad altri personaggi condannati o indagati. Si può semmai discutere sull’opportunità di rilasciare la seguente intervista al giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Roncone:

Veronica Cappellaro

Signora Cappellaro, le è sembrato opportuno partecipare a quella festa?
«Primo: la festa sugli escrementi non l’ho organizzata io, ero solo un’invitata. Secondo: che male c’è ad andare a una festa?».

La festa era organizzata in sfregio a voi politici.
«Embè? Perché, non è vero che stamo tutti nella merda?».

Senta…
«Pure lei, non creda, pure lei è nella merda se è costretto a chiedermi di quella festa, invece di farmi domande sulla mia importante attività alla Regione Lazio…».

Allora devo chiederle come e perché, con i soldi del suo gruppo, soldi pubblici, ha speso 1.080 euro per una serie di ritratti fotografici, 17 mila euro per una serie di cene da «Pasqualino al Colosseo » e 8.800 euro per un aperitivo al «Bar Martini»: perché?
«Ah, vabbé… No, dico: mi vuolemettere in croce per un aperitivo?».

Un aperitivo da 8.800 euro: signora…
«Senta, ma qual è il politico che paga di tasca sua? Lei ne conosce? E poi… ma che me ne frega a me’! Posso sta’ a perde tempo con lei pe na’ festa sulla merda? »

Fermo restando che la Cappellaro avrebbe potuto avere il legittimo dubbio che si trattasse di merda d’artista, mi sovviene una riflessione. O Veronica, Veronica (scusa se ti do del tu, ma hai la mia età), ma ce l’hai un’idea del sentiment verso i politici da parte del popolo? C’è bisogno di fomentarli ulteriormente? Ma nte potevi sta’ zitta? E un ufficio stampa, cell’hai? Se sì, immagino le mani in faccia che si saranno messi quando hanno letto. Io non ho niente contro di te, ma sei lanciatissima per diventare la Flavia Vento del PdL. E comunque aridaje co ‘sto Pasqualino, per non parlare dell’aperitivo rinforzato.

Ma in realtà non volevo parlarvi di tutta ‘sta merda, bensì d’altro: nel dettaglio, delle nozze di Filipppo La Mantia e del successivo banchetto nuziale. Avevamo già dato la notizia del matrimonio dello chef dell’hotel Majestic di via Veneto, una vita movimentata (abbastanza da ispirare Salvo Sottile a romanzarla nel suo esordio narrativo, Maqeda) e uno straripante successo di pubblico non sempre pareggiato dai favori della critica.

matrimonio, filippo lamantia

Nel festeggiarlo, però, sono tutti d’accordo, ed ecco Davide Oldani e Brunetta, Berton e Vissani, e ancora Valeria Marini e Ron Moss, Bobo Craxi e Bertinotti, Federico Moccia e Mara Venier. Da tifoso romanista mi solleva leggere che il titolare della nostra fascia sinistra, Er Cigno, Federico Balzaretti, uscito frastornato dopo appena mezz’ora di gioco (ma già sullo 0-3) la sera prima a Torino, era abbastanza in forze da presenziare all’evento assieme alla sua compagna, l’etoile Eleonora Abbagnato. Dagospia dice che “è stata una festa come una sedia elettrica è una seggiola: oltre mille invitati hanno seminato il panico stradale per via Veneto, invaso un intero piano dell’Hotel Majestic sbattendosi come un Moulinex tra una caponata, un mojito, un sorriso, un bacio in bocca, un corteggiamento, un ballo sfrenato, un Edoardo Bennato trascinante”.

Matrimonio, Filippo LaMantia

In realtà, da parte mia un po’ di sano rosicamento c’è, visto che, non essendo nessuno, per me Dagospia è l’unico punto di contatto con questo mondo. Una sola volta mi riuscì il numero: un grande cuoco, Fulvio Pierangelini, cucinava all’Hotel De Russie. Al tavolo imperiale c’erano Bruno Vespa, Mara Venier, una Clarissa Burt in forma spaziale e altre personalità televisive che ho totalmente rimosso. Oltre all’ovvio D’Agostino, di una magrezza spettrale. Beh, se mi è concesso dirlo, lo rifarei.

[Crediti | Link: Il portaborse, Dagospia, L’Espresso, Dissapore. Immagini: Il Portaborse, Porzioni Cremona]