Si, ok, come no: a Roma sono riusciti ad aprire l’Auditorium di Renzo Piano, il museo Maxxi di Zaha Hadid, da qualche giorno il Ponte della Musica di Buro Happold però, parliamoci chiaro, sono tutte cattedrali nel deserto. Roba calata dall’alto che non fa indotto, che non cambia faccia a interi quadranti di città come dovrebbe essere invece per investimenti infrastruttural-architettonici di questa risma.
Tutto vero, ma le cose stanno cambiando. Piano, come succede in Italia dove la reattività del commerciante medio è pari a quella di un bradipo narcolettico, ma stanno cambiando. Oggi facciamo un percorso rapido tra le nuove aperture e gli spunti più recenti (e divertenti) nell’area del Flaminio. Luoghi dove mettere qualcosa sotto i denti, fare uno spuntino, fermarsi per cena, fare la spesa. Luoghi nuovi e marginalmente innovativi, risposta diretta alla grande innovazione architettonica che ha percorso il quartiere negli ultimi anni.
Partiamo dalla fine. Partiamo dal dolce. E partiamo dall’ultimissima apertura in zona. Sabato scorso, pomeriggio afoso, alle spalle del Maxxi ha inaugurato Neve di Latte, nuovo spot di Ermanno Di Pomponio, gelataio che vanta schiere di fan adoranti pronte a giurare che, nella capitale mondiale del gelato, era lui a fare il migliore in assoluto nella sua (ex) gelateria Il Mio Gelato Naturale. La lotta, in città, è all’ultima coppetta, il verdetto non è facile quando competi con Fatamorgana, Grom, Torcé, San Crispino, Greed, Gracchi, Rivareno oltre a tutte le tradizionali e, tra poco, anche se non si può dire, pure con Carapina. Resta il fatto però che la nuova gelateria è bellissima (architettura e decor azzeccato) e il gelato di Di Pomponio dà letteralmente dipendenza. Visti gli altissimi costi che l’eccellenza impone (il gusto al cioccolato Amidei Chuao, quello ai pistacchi di Bronte e quello ai pinoli di Pisa stanno “in carta” a 50 eurini al chilogrammo, signori; mentre si è riusciti a contenere a 25 il costo delle altre fragranze, compresa la famosa crema –chettelodicoaffare- con uova di Parisi), Di Pomponio ha optato per affiancare ai suoi gusti classici e assai costosi, una selezione più accessibile ma altrettanto golosa.
Due o tre numeri civici più avanti, sempre avendo come riferimento l’imponente cemento vivo del museo d’arte contemporanea, ecco la libreria Koob (book, scritto al contrario), che la sagoma del Maxxi ce l’ha anche nel logo e che è indicata non solo per l’acquisto di qualche volumetto di ultima uscita –è una libreria indipendente assai ben tenuta-, ma anche per una pausa mangereccia nel gradevole mini-bar interno.
Si chiama Metodo Classico, il suo nome allude alle bollicine italiane, ma il suo contenuto punta tutto sul pesce. Marco Salis, lo chef, e Samba Gaetani Lovatelli d’Aragona, in sala, sono stati forse i primi a credere nelle potenzialità della zona come meta potenziale per gourmet, musici, teatranti e personaggi di tendenza. Così è andata, e questo piccolo e nascosto ristorante ormai è chiacchierato (a dire il vero con giudizi non unanimi, ma non si può piacere a tutti) in mezza città. Gli orari di apertura si spingono sovente fino al dopoteatro (in zona non c’è solo l’Auditorium, ma anche il Teatro Olimpico) e la meta diventa assai invitante per chi esce dagli spettacoli affamato e voglioso. La gragnola di antipasti impagina minime trasformazioni delle forniture ittiche provenienti da Terracina, Civitavecchia, Fiumicino e Anzio.
Ma per cenare (pesce e non solo), in questa zona un tempo priva di offerta non c’è più solo Metodo Classico. Da due mesi, lungo via Flaminia, vicino ad una fermata del metro leggero che collega Piazza del Popolo con lo Stadio Olimpico, Alessandro Pistoia ha aperto la seconda sede della sua Osteria Pistoia, felicissima tavola di Monteverde che ha ora la sua filiale dall’esatta parte opposta della città. La ghiotta carta dell’osteria –ben arredata, ma peccato per le luci sballate che rovinano tutto come da tradizione in città- è molto evoluta a partire dall’apertura della prima sede nel 2008: se qualche anno fa la cucina era consolatoriamente romana, con pochissime concessioni alla creatività, oggi gli ingredienti sono rimaste quelli, eccellenti, selezionati da Alessandro, ma la proposta è più varia proiettando questo progetto nel riuscito alveo dei neobistrot romani alla Primo o alla Pastificio SanLorenzo.
Uscendo dall’Osteria Pistoia, procedendo qualche centinaio di metri verso il centro e poi attraversando i binari del tram, ci si trova in un grande spartitraffico che separa Via Flaminia da Viale Tiziano. L’area è allestita a parco lineare e laddove c’era un baraccio mal frequentato, ormai dalla fine del 2008 trova spazio il Tree Bar. Non è una novità dell’ultimissima ora, ma ne parlo lo stesso perché al Tree Bar si può far colazione, prendere un ottimo aperitivo e fermarsi per la cena nel prototipo di punto-ristoro da parco. E in una città che consegna le sue ville storiche, invidiate in tutto il pianeta, alla volgarità di camion-bar gestiti da inconfessabili racket questo non è banale. Tree Bar è un’oasi scandinava nel caos del quartiere Flaminio. Nella capitale d’Italia, quando qualcosa è curato e fatto con criterio, si è soliti dire “non sembra Roma” (dando per scontato che tutto a Roma debba essere trasandato), ecco qui davvero non sembra di essere a Roma. Attivissimo anche il capitolo eventi, con mercatini artigiani e degustazioni a tema di ricotta dop (l’ultima il 30 maggio). Chi considera giustamente trash l’aperitivo al bar dell’Auditorium e giustamente sciatto l’aperitivo al bar del Maxxi, viene al Tree Bar.
Siamo partiti dal gelato, siamo passati dalla libreria-con-caffetteria, siamo transitati da due ristoranti di tutto rispetto e da un luogo modulare dove scegliere tra caffè, pausa pranzo o aperitivo.
Devo ancora parlare di un posto adatto a chi vuol restare a casa. Ebbene, risale a metà marzo l’apertura de La Capra Rampante, supermercato biologico a kilometri zero tanto grande quanto gradevole. E rendere gradevole un supermercato facile non è, complimenti dunque al buon gusto degli architetti che hanno concepito questo negozio a Via Donatello. Dall’ampia area destinata al fresco, alle verdure, passando per gli articoli confezionati e l’immancabile settore dei detersivi bio (ma funzionano?). Tutto concepito con grande eleganza e senza quel mood un po’ punitivo e talebano che anima solitamente questo tipo di iniziative. Un supermarket bio che sembra un supermarket normale e non una bottega per fissati o wannabe.
E per il prosieguo delle settimane estive, come premio per tutti quanti tra voi decideranno di darci retta e pianificheranno una passeggiata al Flaminio? Cosa di meglio di un concerto nella strepitosa sede della Filarmonica Romana, istituzione nata per dare ordine ai tanti dilettanti di buona famiglia di inizio Novecento e oggi organizzatrice di una stagione estiva nei suoi giardini che dal 28 giugno propone “I Giardini di Luglio”, fotografia, danza, incontri e tanta musica di gran livello internazionale.
Nel boschetto di bamboo a preparare manicaretti e versare da bere ci pensa un catering d’eccezione firmato Open Baladin.
NEVE DI LATTE, Via Luigi Poletti 6; LIBRERIA KOOB, Via Luigi Paoletti 2; RISTORANTE METODO CLASSICO, Via Guglielmo Calderini 62 – Tel. 06 3244262; OSTERIA PISTOIA, Via Flaminia 297 – Tel. 063236900; TREE BAR, Via Flaminia, 226 – Tel. 0632652754, aperto lunedì dalle 18 alle 2 da martedì a domenica dalle 10.30 alle 2; LA CAPRA RAMPANTE, Via Donatello 65; FILARMONICA ROMANA – I GIARDINI DI LUGLIO 2011, Via Flaminia 118.
[Crediti | Link: Koob, Osteria Pistoia, La Capra Rampante, La Filarmonica Roman, immagini: Massimiliano Tonelli]