Alla fine chi si è sacrificato? Io. Sono andato alla trattoria americana (come la chiamava il mio prof di storia contemporanea), ho fatto 14 minuti di fila, finchè uno stanco e triste commesso vestito Diadora con tanto di logo del Ministero dell’Agricoltura sul petto, mi ha servito un McItaly. 4.20 euro. Sono uscito e l’ho mangiato subito al binario 13 della stazione Santa Maria Novella di Firenze. In genere è più facile parlare male che bene delle cose, ma vi assicuro che ho cercato di approcciarmi al panino in modo asettico. Faccio outing e vi rivelo che ai tempi, quando ero giovinetto, ero un seriale divoratore di Big Mac, oggi non li mangio più ma se qualcuno me ne porgesse uno, ora, non avrei nessun problema ad addentarlo (sono le 12.00 e ancora non ho pranzato).
Il panino è molto spugnoso, alto e morbido, per nulla croccante.
E’ farcito con:
– un hamburger che ha solo la consistenza e un pò di sangue della carne,
– una fetta di Asiago che fa brutta figura anche con la peggiore sottiletta,
– una crema di carciofi “italiani” (unico sapore che si riesce a distinguere),
– l’insalata di plastica “rinchiusa” nelle buste di plastica tanto cara ai single.
Forse l’unica nota positiva è la digeribilità: nel confronto con gli altri prodotti del fast food più famoso al mondo non teme paragoni.
Giudizio finale: il gioco non vale la candela.