Firenze è la città che preferisco nel mondo per molti motivi, il più decisivo dei quali è il quoziente di talento delle persone che l’hanno abitata. Questo non significa che oggi Firenze sia una città in grado di sorpendere, tutt’altro. Perfino i ristoranti sembrano estremamente datati, entrarci significa viaggiare a ritroso nel tempo. Dalle trattorie ai locali di alta cucina sembrano tutti in qualche modo senza cuore, una mano di grigio avvolge gli stessi chef, in apparenza disinteressati a rinnovarsi.
Poche le cucine originali, assenti i (buoni) piatti di ispirazione vegetariana, ordinare vino al bicchiere è quasi impossibile, e ho tipo l’impressione che non esista carta dei dolci senza cantucci con il vinsanto. In compenso, il conformismo domina. Salsicce, fagioli cannellini, cavolo nero, trippa, bistecca alla fiorentina, ribollita, panzanella e pappa col pomodoro sono sempre lì, cosa di per sé tutt’altro che disprezzabile. Ma è raro trovare uno di questi classici che si imponga sulla media. A sconto, i prezzi hanno l’indice di gradimento di una manovra economica, e senza voler fare gli snob, ci sono volte in cui penso che i turisti siano il solo obiettivo.
Gli amici fiorentini mi raccontano la piccola rivoluzione iniziata una decina di anni fa Oltrarno, con l’apertura di molti locali nuovi, specie nelle idee. Anche se spesso sono wine-bar o locali da aperitivo come Fusion Bar o Angels. Tra i ristoranti citano il Borgo San Jacopo della chef Beatrice Segoni, che non a caso arriva dalla costa adriatica. O il Cavolo Nero nel quartiere di San Frediano, appena lasciato, mi risulta, dal proprietario Arturo Dori. Ho mangiato a L’ora d’aria dello chef Marco Stabile, un talento giovane che dal 16 giugno dovrebbe avere una migliore vetrina in Via de’ Georgofili.
Conoscete altri indirizzi che dovrei provare a Firenze per ricredermi?
PS. Prima che lo faccia lui, preciso che la bistecca alla fiorentina che si mangia alla trattoria Da Burde è abbastanza risolutiva.
[Immagine: Repubblica]