Valerio Massimo Visintin è il critico gastronomico del Corriere della Sera e il tenutario del blog Mangiare a Milano. Di suo ho appena finito di leggere in anteprima il nuovo libello “Il mestiere del padre“. Visintin è uno dei pochi giornalisti che abbia qualcosa di sensato e rispettabile da dire sul mestiere del critico enogastronomico. Una mosca bianca nell’ambiente: gira in incognito, nessuno ne conosce la fisionomia se non per supposizioni, evita gli happening, se ne strafrega di essere amico dei cuochi e degli uffici stampa, difende con orgoglio il proprio stile: “Vado al ristorante, mangio, pago e torno a casa. Faccio tutto come un cliente qualsiasi, nel più completo incognito”.
Nel libro, Visintin annoda pensieri su vita, affetti e professione attorno al ricordo del padre Luciano, brillante cronista del Corriere della Sera, attraverso 6 fotografie di famiglia, dall’orgogliosa esibizione del Giugno 1980 – Minacce (“La scritta apparsa una mattina sul muro di casa nostra, due settimane dopo l’omicidio di Walter Tobagi: LUCIANO VISINTIN, SE SEI VIVO E’ SOLO PERCHE’ SEI STUPIDO. Firmata con falce, martello e la stella a cinque punte delle Brigate Rosse”) a Gennaio 1990 – Gli appunti: “Se oggi scrivo quello che scrivo, è per via di certi suoi appunti”.
VMV scrive bene, il suo stile è funzionale alla rappresentazione di un posto, non di se stesso, per questo è interessante leggerlo. Al contrario, il 90% delle recensioni è un mix insopportabile di formule linguistiche melense, assenza di emozione e incapacità di fotografare lo spirito di un ristorante partendo dal dettaglio per rappresentare l’intero. Visintin fa giornalismo, lo fa su Internet ma onorando la lezione paterna anche nell’enogastronomia: “Basta un vago accenno critico per invelenire la delicatissima suscettibilità dei ristoratori. Temprato dalle esperienze di mio padre, tiro dritto senza scompormi. Ho un armadio zeppo di proteste dietro la scrivania. Le estraggo soltanto per fermare le porte nelle giornate di vento”.
Io nell’armadio ho giusto qualche ritaglio di quando anche mio padre scriveva per il Corsera ma tengo ben a mente l’esempio di Visintin, pur riuscendo a seguirlo solo in parte. Condivisibili o meno i giudizi, mi piacciono la serietà esemplare, l’autonomia dal giudicato, l’aspro anticonformismo. Il mestiere del padre parla di questo e non solo. Faccio tesoro della lezione e, in cambio, lascio a VMV un piccolo trucco per ricordare i piatti senza dare nell’occhio, evitando il bagno, i registratori vocali di fortuna, i click fotografici: rubare il menù. Funziona, sempre.
[Crediti | Link: Mangiare a Milano, Amazon.it, Corriere]